I Puffi 2: Recensione Film

LE CREATURE BLU, ALTE DUE MELE O POCO PIÙ,  VOLANO FINO A PARIGI PER SPRECARE UN’OCCASIONE

GENERE: commedia

DATA DI USCITA: 26 settembre

VOTO: 2 su 5

i-puffi-2_posterQualcuno, anni fa, in una canzone si chiedeva cosa sarebbe restato degli anni 80’. A 30 anni di distanza del grande decennio è rimasto molto, altro è tornato di moda, qualcosa non ha mai cessato di essere in voga come ad esempio Jovanotti, Madonna le All Stars e I Puffi ma, per quanto riguarda questi ultimi, un duro colpo alla loro longevità è stato dato da I puffi 2, il secondo lungometraggio prodotto dalla Sony Pictures Animation e dalla Columbia Pictures, che li vede come protagonisti.

Se nel primo episodio la nostalgia e la tenerezza avevano avuto la meglio su un’avventura comunque fragile dal punto di vista narrativo, nel secondo film, che vede come protagonisti alcuni degli esponenti del villaggio più famoso al mondo, neanche il salto indietro nel tempo agli anni che furono, per noi orfani dei pattini a rotelle e dei bomber, ha potuto nulla contro la brutta avventura degli omini blu diretta da Raja Gossnel.

È il compleanno di Puffetta in quel di pufflandia e tutti gli abitanti del paese dalle case a fungo stanno organizzando una festa a sorpresa per l’unica donna del misogino villaggio. Purtroppo però la bella bionda nel giorno del suo genetliaco è sempre un po’ triste perché le torna alla mente di non essere un puffo al 100% ma di essere stata creata da Gargamella. Il perfido mago, intanto, è rimasto incastrato sul pianeta terra dopo il finale del precedente film, ed è diventato una star a livello mondiale: lo ritroviamo a Parigi alle prese con repliche su repliche del suo spettacolo, che gli uomini credono d’illusionismo, e con due nuovi Puffi, i Monelli, che a tutti gli effetti sono fratello e sorella di Puffetta. Proprio mentre la dolce donnina blu è nel momento più fragile della sua vita Gargamella manda la sua Monella nel villaggio dei puffi per rapirla. Scoperta la disgrazia Grande Puffo apre a sua volta un portale per andare a recuperare la piccola amica chiedendo aiuto anche a Patrick e Grace Winslow i due umani conosciuti nella sua avventura newyorkese.

La fragilità della trama e del finale non sono gli unici elementi di questo lungometraggio girato in tecnica mista con la presenza di attori e di cartoni in computer grafica: nel precedente film la parte più forte, benché non nuova, era quella dell’incontro tra l’umano Patrick (interpretato da Neil Patrick Harris, il bravo Barney di How I met your mother?) ma ora che la presenza dei Puffi nella vita di comuni mortali è normalità niente stupisce più, niente è abbastanza.

Stanca questo film, nonostante qualche sporadica risata derivante più dal mondo di parlare degli omini blu che sa scene ironiche: il doppio rapporto padre-figlio che vorrebbe essere  portatore della morale della pellicola e che accomuna le vicende di Patrick e di Puffetta è talmente retorico da non commuovere neanche un bambino e il povero Gargamella, che oramai ha la sola funzione dell’eterno perdente alla Will il Coyote, fa quasi pena e nessuna paura, esattamente come il suo italico alter ego Bersani.

È difficile da dire, soprattutto per chi negli anni d’oro degli ometti blu alti due mele o poco più (come cantava la sempreverde Cristina D’Avena), era già un bambino ma il tempo de I Puffi è finito e questo film ne è la conferma: tanto vale staccare la spina e farsene una ragione più che vederli in terza dimensione affrontare avventure senza alcun sapore, senza alcuno spessore neanche quello minimo e qualunquista che un lungometraggio per i giovanissimi dovrebbe avere.

Limitiamoci a collezionare pupazzetti inanimati o, se proprio vogliamo, a recuperare qualche vecchia puntata perché continuare a tenere in vita i simpaticissimi abitanti del villaggio dalle case funghetto, a oggi e con questo film, è solo un inutile accanimento terapeutico.

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