Jack of the Red Hearts: il 2° lavoro di Janet Grillo

jack of the red hearts

JACK OF THE RED HEARTS PORTA SUL GRANDE SCHERMO UN TEMA MOLTO CARO ALLA REGISTA JANET GRILLO RACCONTANDO UNA STORIA DI SOLIDARIETÀ FEMMINILE

jack of the red heartsUscito nel 2016, Jack of the Red Hearts è il secondo progetto della regista Janet Grillo. Con un cast quasi tutto al femminile, la Grillo racconta una storia di solidarietà, amicizia e sostegno reciproco portando sul grande schermo un tema che sta molto a cuore alla regista: l’autismo.
La Grillo, madre di un bambino affetto da questa sindrome, ha già esplorato il tema nel primo lungometraggio Fly Away. Questa volta, però, inserisce la patologia in un contesto più ampio fatto di servizi sociali, orfani e famiglie sul punto di rompersi.

Jack of the Red Hearts è la storia di Jacqueline “Jack” Ferguson che, oramai troppo grande per rimanere in orfanotrofio, cerca di far qualsiasi cosa per prendersi cura della sorella minore, rispettando così l’indicazione lasciata dalla madre sul letto d’ospedale “prendetevi cura l’un l’altra”. Ma affinché le venga affidata la sorella, Jack deve avere un lavoro e una casa, per dimostrare di essere capace di prendersi cura di un’altra persona.
Così la ragazza finge di essere la nuova babysitter assunta dalla famiglia Adams per la loro figlia undicenne Glory, ciò che Jack non sa è che la bambina di cui si occuperà è affetta da una forma di autismo.
Mentendo alla famiglia e usando dei metodi poco ortodossi, Jack riesce comunque a entrare in empatia con Glory e a ottenere dei risultati, preparandola così al colloquio per entrare nella scuola per bambini diversamente abili.

Il film vede nei panni di Jack la protagonista di The Diaries of Carrie Bradshow, AnnaSophia Robb, mentre la madre di Glory è una spettacolare nevrastenica Famke Janssen. Per chi avesse conosciuta l’attrice come la Fenice degli X-Men, rimarrà sbalordito a vedere le capacità della Janssen di trasformarsi in una mamma esaltata per ogni piccolo progresso della figlia e allo stesso tempo ansiosa e impaurita di lasciare la propria piccola alle cure di un altro. L’interpretazione da lodare, però, è senza dubbio quella della giovane Taylor Richardson, interprete di Glory, un’attrice molto giovane ma che è riuscita ad entrare nei panni del proprio personaggio senza mai esagerare nella mimica. Di grande aiuto, sicuramente, saranno state le indicazioni della Grillo che, vivendo sulla propria pelle i comportamenti che possono derivare dalla malattia, avrà saputo consigliare al meglio la Richardson.

Se la storia vede come grandi protagonisti il sentimento di sorellanza e il rapporto madre e figlia, la figura del padre viene dipinta dalla Grillo come il compagno di giochi. Il personaggio della Janssen, rimanendo a casa e occupandosi della figlia ventiquattr’ore su ventiquattro, si è trasformata in una sorta di terapista, tralasciando la dimensione più ludica e affettiva del rapporto. Così entra in scena il padre, interpretato da Scott Cohen, che, dal canto suo, non cerca di stimolare la figlia ma semplicemente le vuole bene. È lui che risolve le crisi arrotolando Glory in una coperta e, rendendola un wrap morbido, la ricopre di baci. Poco sviluppato, invece, il personaggio del fratello, quasi a sottolineare la poca attenzione che riceve dai genitori, diventati purtroppo Glory-centrici.

Jack of the Red Hearts è stato presentato nel 2015 al Bentonville Film Festival, dove ha vinto il Premio della Giuria. Il Bentonville Film Festival è stato co-fondato da Geena Davis e ha come obiettivo promuovere le voci poco rappresentate nell’industria cinematografica. In questo senso, grazie alle ricerche del Geena Davis Institute on Gender in Media, si vuole portare nei media la giusta rappresentazione dell’equilibrio di genere e delle diversità presenti negli Stati Uniti d’America.

 

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