Roma Film Fest: Masterclass con Jonathan Demme

ANCORA UNA PROVA DA GRANDE MAESTRO PER IL REGISTA DE “IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI”

La masterclass con Jonathan Demme è affollata, e il regista viene accolto come una star da un pubblico di appassionati e giornalisti, di tutte le età. Questo “ragazzo” di quasi 70 anni, premio Oscar nel 1992 per Il silenzio degli innocenti, ci ha abituati ai suoi passaggi dal cinema delle majors a quello indipendente, ma sentirlo parlare del suo lavoro è una lezione di vita.

Inizia giovanissimo come critico, poi Roger Corman, suo maestro, gli propone di fare prima il produttore esecutivo – “Cosa che non volevo fare nella vita, ma come fuggire da un’occasione simile?” racconta Demme – poi lo sceneggiatore. Il suo esordio alla regia, a soli 30 anni, con Femmine in gabbia (1974). Ma qui non vogliamo elencare i suoi successi, vogliamo invece raccontare che un regista del suo calibro, a circa 60 anni, vedendo Napoleon Dynamite (Jared Hess, 2004) si chiede: “Ma io saprei fare qualcosa di così bello ed originale? So fare film con grandi budget, ma saprei fare qualcosa di così forte a low budget? Mi sono sentito così attratto dalla sfida di girare sette, otto pagine al giorno. E così con Fear of falling, ne ho girate circa 24 di pagine al giorno”.

Fear of falling è il suo ultimo lavoro, presentato in anteprima mondiale al Festival del Cinema di Roma nella sezione CineMaxxi. E lo stesso regista lo definisce “una vera sfida, un lavoro faticoso, febbrile”. Ed è febbrile, coinvolgente, a tratti disarmante, quello che vediamo.

Un nuovo modo di portare il teatro al cinema, senza perdere la forza di nessuna delle due modalità espressive. Tratto da Il costruttore Solness di Ibsen, il film nasce da una produzione teatrale mai andata in scena, ma che viaggiava nelle menti e nelle intenzioni dei due attori Wallace Shawn e Andre Gregory da dieci anni. “MI hanno invitato a vedere le prove” – racconta Jonathan Demme – “ non ho capito molto, ma ero così rapito, così toccato da quello che vedevo e sentivo, che gli ho proposto di farlo diventare un film”. Così Shawn lo ha adattato, e insieme a Gregory interpretato, tornando sul grande schermo dopo la loro collaborazione con Luis Malle ne La mia cena con Andre (1982) e Vanja sulla 42esima strada (1994).

Un viaggio interiore pieno di suspense e sensi di colpa, quello del costruttore Solness (Andre Gregory), che ci porta direttamente a teatro, ma con la forza della mano cinematografica di Demme.

Prove di attori tutte straordinarie (Julie Hagarty, Lisa Joyce, Larry Pine, Emily Cass McDonnell, Jeff Biehl), per una produzione indipendente quasi interamente in interni, senza cambi di costume e con un’intensità rara. Quando una storia quasi tutta interiore, psicologica e psicotica, tiene lo spettatore così attento, non può che esserci un grande maestro, uno che ha girato film con un budget di 85 milioni di dollari (The Manchurian Candidate), ma che poi ci ha fatti emozionare con Anne Hathway tossica (Rachel getting Married) e con i suoi documentari sulla musica (Neil Young e Enzo Avitabile). Speriamo che  sia distribuito in Italia, per chi ama la sperimentazione e non ha necessità di grandi effetti speciali.

 

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Ylenia Politano, giornalista, si occupa da diversi anni di cultura, lifestyle e cinema. Mamma di tre creature e moglie di un attore, tra un asilo, uno scuolabus, una piscina e feste con 20 bambini di età compresa tra 1 e 9 anni, torna al suo primo amore, il cinema. Interviste, recensioni, riflessioni. Grandi maestri e nuovi talenti. Incursioni qua e là. Set, anteprime, backstage. Quando la mamma non c’è…”la mamma è al cinema!”