Woman in Gold: recensione film

WOMAN IN GOLD, STORIA VERA DI MARIA ALTMANN CHE CI INSEGNA A NON DIMENTICARE MAI LE GRANDI TRAGEDIE

woman in gold poster

GENERE: drammatico, storico

DURATA: 110′

USCITA IN SALA: 15 ottobre 2015

VOTO: 4 su 5

 

“Mantenere vivi i ricordi, perché le persone dimenticano. Specialmente i giovani.” Con queste forti parole, Maria Altmann (Helen Mirren) si rivolge al suo avvocato, Randol Schoenberg (Ryan Reynolds), parlando della sua famiglia ebrea durante l’Olocausto. Woman in Gold è la vera storia di questa donna che decide di lottare per riavere il dipinto Ritratto di Adele Bloch-Bauer di Gustav Klimt, detenuto indebitamente, in seguito al sequestro operato dai nazisti ai danni dei legittimi proprietari, una famiglia ebrea. A fine anni ’90, Maria Altmann vive da decenni in America, ma solo alla morte di una delle due sorelle ultime eredi della stirpe, scopre l’esistenza di una lotta per riavere il quadro, proprio in coincidenza con la decisione dello stato austriaco di inaugurare una politica di restituzione delle opere d’arte rubate dai nazisti. Insieme all’avvocato Schoenberg si reca in loco e realizza che in realtà lo stato non vuole assolutamente dare via il suo quadro più importante. Parte così una battaglia legale per riavere il dipinto che diventerà una sorta di risarcimento morale per tutto quello che gli austriaci hanno fatto passare alla famiglia di Maria.

Woman in Gold è un altro film che torna a parlarci dell’Olocausto e dei nazisti, stavolta con gli occhi di una donna. Helen Mirren ci aveva già stupiti con The Queen, e anche qui dona corpo e anima nell’interpretare Maria Altmann, impostando anche il suo accento, invecchiando e cambiando aspetto fisico. La straordinaria interpretazione della Mirren nei panni di un personaggio che sa essere ironica, forte e drammatica è impressionante e potrebbe portarla alla sua prossima candidatura all’Oscar. La strana coppia Mirren-Reynolds ricorda da vicino il film Philomena con Dench-Coogan e il regista Simon Curtis ne mostra la struttura simile. Sappiamo tutto della storia della Altmann grazie ai flashback con una giovane Maria (Tatiana Maslany) che ripercorre il suo matrimonio, l’arrivo di Hitler e il sequestro del dipinto di Klimt da parte dei nazisti. Nel cast troviamo un bravo Daniel Brül, Katie Holmes nei panni della moglie di Randy e Max Irons è il marito di Maria da giovane.

Woman in Gold si concentra sull’emozione, senza esagerare con la storia. Infatti, il nazismo non è mai un terreno semplice in cui camminare e gli orrori che ne sono derivati non vengono rappresentati giustamente nella pellicola – o forse non è l’intento di Curtis. Il film non è solo una storia di giustizia, ma è una memoria. Woman in Gold ci insegna a non dimenticare le grandi tragedie, non solo quelle dell’Olocausto, che sono accadute e che accadono del mondo: non si può restare indifferenti, ma come Maria Altmann, bisogna alzarsi e parlare. Queste tragedie, anche se succedono a un popolo, coinvolgono l’intera umanità ed è un bene conservarne il ricordo per non dimenticarne la sua universalità.

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.