Io sono Tempesta: recensione

Marco Giallini protagonista di una parabola sociale dolce-amara firmata Daniele Luchetti

locandina-io sono tempestaGENERE: commedia, drammatico

DURATA: 97′

USCITA IN SALA: 12 aprile 2018

VOTO: 3,5 su 5

Il finanziere Numa Tempesta (Marco Giallini) gestisce un fondo da un miliardo di euro. Pieno di soldi, di carisma, fiuto per gli affari e pochi scrupoli nei rapporti umani, sta per avviare un grande progetto immobiliare in Kazakistan. Ma proprio al momento di chiudere le trattative con gli investitori internazionali, ecco che arrivano i conti dal passato. I suoi avvocati lo informano che dovrà scontare una condanna per frode fiscale: non in carcere, che gli avvocati sono riusciti ad evitargli, ma prestando servizi sociali presso un centro di accoglienza. Numa, una sorta di Scrooge all’italiana, dovrà quindi mettersi al servizio di chi non ha nulla. Tra questi c’è Bruno (Elio Germano), giovane padre che frequenta il centro con il figlio Nicola, in seguito ad un tracollo economico. Nella struttura, Angela (Eleonora Danco) affida a Numa diversi compiti di assistenza – compreso quello di tenere puliti i bagni comuni.

La trama di Io Sono Tempesta è ispirata a una vicenda che ha coinvolto Silvio Berlusconi, ma i risvolti attingono alla tradizione della commedia all’italiana. Il film è una parabola sulla situazione socio-economica del nostro Paese con la discrepanza tra ricchi e poveri. Numa è convinto di essere stato condannato ingiustamente poiché nella sua vita ha sempre lavorato – come ammette più volte nel corso del film. Marco Giallini ha tutte le caratteristiche per mettersi nei panni di Tempesta, un personaggio dal carattere ambivalente: desideroso di uscire al più presto da quel centro di accoglienza, non rinuncia ai suoi affari come un classico Paperon De’ Paperoni; alla base della sua infelicità, però, c’è quel rapporto col padre rimasto in sospeso e mai del tutto chiarito.

Per questo tra Numa e il piccolo Nicola (Francesco Gheghi) si instaura una sorta di legame, o di empatia: il bambino è lo specchio più razionale del film, e il personaggio meglio riuscito. Nicola comprende la sua precaria situazione economica, al contrario del padre Bruno più caciarone e frivolo. Le tre giovani psicologhe che saltuariamente intrattengono Numa, sono la sorpresa di Io Sono Tempesta: spigliate con quel tocco di ingenuità che diverte e intrattiene. Non convince invece Angela, che viene presentata come una donna troppo rigida, insopportabile e poco coerente con alcune scelte che compie nel corso della pellicola.

Daniele Luchetti con Io Sono Tempesta realizza una commedia dolce-amara sulla situazione economica degli italiani, focalizzandosi sulla mancanza di lavoro (causata in molti casi dalle persone rovinate dal gioco d’azzardo). L’approccio ironico alleggerisce i toni, regalando un retrogusto di cinismo alla vicenda. E alla fine siamo tutti Tempesta: ok l’ascolto e l’empatia, ma se le persone avessero un lavoro, si sentirebbero meglio.

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.