A un metro da te : recensione

a un metro da te

A UN METRO DA TE, IL TEEN DRAMA SENTIMENTALE CHE FA RIFLETTERE SULLA MALATTIA E GLI AMORI DIFFICILI

GENERE : drammatico, sentimentale

DURATA : 117 minuti

USCITA AL CINEMA : 21 marzo 2019

VOTO : 3/5

Malattia e romanticismo sembrano essere diventate un’accoppiata vincente al cinema. Se Romeo e Giulietta non potevano amarsi a causa delle lotte fra le loro famiglie, Will (Cole Sprouse) e Stella (Haley Lu Richardson), protagonisti di A un metro da te hanno una sfida altrettanto difficile da affrontare. In entrambi i casi, “trionferà” l’amore ma non è detto che sia comunque un lieto fine.

a un metro da teDiretto da Justin Baldoni (il Rafael Solano della serie tv Jane The Virgin) e scritto da Mikki Daughtry e da Tobias Iaconis, il sentimentale drama sarà nelle sale italiane dal 21 marzo e racconterà la difficile storia d’amore fra questi due ragazzi affetti da fibrosi cistica.

A causa di questa loro condizione, come tutti i malati di fibrosi, Will e Stella devono necessariamente restare sempre ad almeno un metro di distanza per evitare contagi e trasmettersi batteri letali.

Entrambi, però, hanno 17 anni, vivono nello stesso ospedale e si vedono ogni giorno: come impedire, quindi, che nasca e cresca un sentimento forte fra di loro?

Dopo il burrascoso primo incontro, i due ragazzi cominceranno un percorso insieme, di sostegno reciproco che li porterà ad innamorarsi.

Stella, maniaca del controllo, elabora la malattia con ottimismo, seguendo la sua cura e condividendo su Youtube i progressi del suo ricovero; Will, ribelle e cinico, è alle prese con un’ infezione che ha aggravato la sua salute e gli ha tolto la possibilità di sperare in un trapianto di polmoni. La grande forza che li contraddistingue nell’affrontare e vivere con la malattia, permetterà loro di affrontare la sfida più grande della vita: vivere una relazione che trascende il contatto fisico e che, anche per questo, diventa profondissima.

L’intento di A un metro da te è nobile: aumentare la conoscenza e consapevolezza di una malattia come la fibrosi cistica, attraverso la storia d’amore tra i due adolescenti. Nonostante questo intento, il film, soprattutto nella seconda parte, cade preda dei cliché, facendo perdere credibilità a tutta la storia.

a un metro da te

Mentre la prima ora scorre veloce, con un racconto alquanto realistico delle difficoltà che la fibrosi cistica costringe ad affrontare nella vita di tutti i giorni e anche dell’amore difficile fra due persone, la narrazione della seconda parte è caratterizzata dagli elementi tipici del melodramma. Si perde, in questo modo, quella freschezza e originalità che avevano fatto ben sperare prima.

Ambientato tutto in ospedale, A un metro da te può contare sulla performance di protagonisti molto convincenti. In particolare Haley Lu Richardson riesce a trasmettere l’emotività giusta al suo personaggio. Anche i personaggi di sfondo non sono da meno. Dall’infermiera Barb (Kimberly Hebert Gregory) che tenterà di impedire l’amore fra i due ragazzi per una giusta causa, a Poe (Moisés Arias,), il migliore amico di Stella, con il quale condivide gran parte del suo percorso in ospedale.

I suoi intenti nobili, i momenti di emozione sincera, un cast adeguato rendono, comunque, A un metro da te una pellicola gradevole e adatta al pubblico coetaneo di Will e Stella. Un film malinconico che farà versare qualche lacrima anche al più cinico degli spettatori ma spensierato al tempo stesso. Un progetto che, con una giusta dose di ironia, riesce a parlare e a far conoscere una malattia come la fibrosi cistica.

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