No Tears for the Dead: missing in Italy

NO TEARS FOR THE DEAD: UN SICARIO PROFESSIONISTA RITROVA LA PROPRIA COSCIENZA

GENERE: thriller, drammatico

DURATA: 116 minuti

VOTO: 3 su 5

Nel mercato cinematografico sudcoreano uno dei registi che più si è fatto apprezzare per i suoi lavori distinguendosi da altri è Lee Jeong- beom. Un cineasta riflessivo che, seguendo uno stile nolaniano, ha fatto uscire le sue pellicole ad intervalli regolari di circa quattro anni, seguendo uno stile e un’ idea di cinema ben definita. Dopo il thriller The Man from Nowhere, che lo ha fatto conoscere al resto del mondo, il regista torna con il film No Tears for the Dead.
Gon (Jang Dong-gun ) è un killer senza scrupoli ormai saturo del suo lavoro e della sua vita. Un giorno, involontariamente, uccide la figlia di una delle sue vittime. I suoi capi gli dicono di andare avanti, ponendogli come bersaglio Mo-Kyeong (No Tears for the Dead recensione), madre della defunta bambina. La donna straziata dal dolore si è ormai gettata anima e cuore sul lavoro per dimenticare il lutto, fino all’ incontro con una persona che gli rivelerà la verità dietro la morte della figlia.

Lo stile di questa pellicola è pienamente contaminato dalla patinatura della messa in scena che, dopo la celebre trilogia della vendetta di Park Chan-wook, ha definitivamente pervaso il modus operandi di molti Artisti sudcoreani. Lee Jeong-beom cerca di far prevalere questa essenza noir, anche se la sua sceneggiatura dopo la prima ora sembra perdere forza lungo la narrazione della trama, creando un consequenziale ed inevitabili serie di cliché. Dallo scontato senso di protezione del killer per la bella Mo-kyeong, fino all’interminabile atto conclusivo, la storia perde di lucidità proprio nella sua seconda parte.

D’ altra parte bisogna però dare anche il giusto merito a dei buoni effetti sonori, supportati da un’ altrettanto buona colonna sonora e dall’ azione estrema simbolo chiave di questa categoria cinematografica. Coreograficamente impeccabile nelle scene d’azione, dove la lotta corpo a corpo si distingue come un’implacabile danza della morte. Un film da guardare ad alto volume, anche nei momenti meno turbolenti accompagnati da un dolce sottofondo di chitarra.

Come con The Man from Nowhere anche No Tears for the Dead, pone come riflessione centrale la redenzione. L’ azione e l’ intensità del girato sono ormai un marchio di fabbrica per questo regista. Rimane dunque un’ esperienza visiva emozionante ed elegante che, nonostante i passi falsi nella lettura drammatica della trama, riesce ad intrattenere nel suo risultato finale. Ora bisognerebbe solo persuadere il regista Lee Jeong- beom a non aspettare altri quattro anni prima di sviluppare una nuova Opera.

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