Le ricette della Signora Toku: recensione film

QUANDO UNA SALSA PER DOLCI PUÒ ESSERE UN BALSAMO PER L’ANIMA

le_ricette_della_signora_tokuGENERE: drammatico
DURATA: 113′
USCITA IN SALA: 10 dicembre 2015
VOTO: 4 su 5

Le ricette della Signora Toku, tratto dal romanzo An di Duriam Sukegawa, è la tenera storia di tre anime smarrite che si incontrano in un chioschetto di dorayaki, dolcetto giapponese.

Come piccoli canarini feriti dagli eventi e chiusi in una gabbia che pare restringersi sempre più con il passare del tempo, i protagonisti sono un’anziana signora, la Toku del titolo, Sentaro, lo sconsolato gestore della piccola panetteria, e la giovane e taciturna Wakana.
Lo stato degli alberi di ciliegio scandisce il tempo della storia, incontriamo i personaggi al culmine della fioritura e alla fioritura successiva li dobbiamo lasciare, i tre canarini, ora, sono liberi di volare.

Toku (Kirin Kiki), oramai verso gli ottant’anni, ha solo un sogno: poter lavorare nel chiosco di dorayaki, in modo da poter far assaggiare a tutti la sua an, salsa dolce ricavata da fagioli rossi. Incontra così Sentaro (Masatoshi Nagase), impiegato nel negozio di dolci per pagare un debito causato dalla sua stretta amicizia con gli alcolici, e Wakana (Kyara Uchida), cliente fissa e amante dei dorayaki.
Sentaro non ama i dolci e non riesce a mangiare neanche le frittelle che prepara, Toku, invece, saluta gli alberi e prepara l’an con un processo quasi materno. Due persone diverse che gli eventi della vita hanno reso molto più simili di quanto si possa immaginare.

Fa sorridere l’anziana signora Toku, avvolta in un cappotto e nascosta dietro grandi occhiali da sole, la vediamo parlare ai fagioli e fare promesse davanti alla Luna.
Infastidisce la faccia scura e il passo strascicato di Sentaro, quelle poche parole a denti stretti.
Commuovono le storie dei due.

Le ricette della Signora Toku, diretto da Naomi Kawase, dà lezioni di vita caserecce, come la nonna che svela i grandi misteri dell’universo al nipotino che l’affianca durante la preparazione di un pasto.
Non tanto con dialoghi filosofici, ma attraverso gesti e immagini, come i dettagli sul processo di produzione dell’an dalla scelta dei fagioli rossi al lavaggio, dalla prima bollitura alla cottura con lo zucchero.
Senza fretta, in una società frenetica, Toku prepara la salsa da prima dell’alba, non ci sono ricette da seguire, quantità da misurare, ma si deve ascoltare il borbottio, annusare l’aria satura di vapore di cottura e tastare con mano i piccoli legumi.
Mentre la storia procede, Kawase non si dimentica della natura che ci circonda ed inserisce immagini di paesaggi, di campi e di agricoltori che essiccano i fagioli.

Sentaro, dando la possibilità a Toku di lavorare per lui, in realtà non trova un’aiutante, ma un balsamo per le sue vecchie ferite e, sebbene non ci siano slanci d’affetto, il legame che si crea fra i due finisce per essere molto più profondo di quanto ci si possa aspettare.
Esteticamente perfetto, Le ricette della Signora Toku lascia gli spettatori con un sorriso dolceamaro.

About Angela Parolin 158 Articoli
"Okay...we have to dance it out"