Il libro della giungla: recensione

IL LIBRO DELLA GIUNGLA, A 50 ANNI DAL FILM D’ANIMAZIONE TORNANO LE STESSE EMOZIONI SUL GRANDE SCHERMO (MA IN CGI)

locandina il libro della giungla:

GENERE: avventura

DURATA: 105 minuti

USCITA IN SALA: 14 aprile 2016

VOTO: 4 su 5

Mowgli è un cucciolo d’uomo adottato da un branco di lupi in seguito alla morte del padre, attaccato improvvisamente da una tigre. Salvato dalla pantera Baghera, cresce con Raksha come se fosse un lupo, cercando di rispettare le regole del branco seppur consapevole dei propri limiti e delle differenze tra le due specie. Un giorno, durante il periodo di secca, ricompare la terribile tigre Shere Khan, che promette di ucciderlo, perché un uomo rappresenta un grave pericolo per gli animali e per la foresta, e lui ne porta i segni sul suo muso. Tornate le piogge, il rischio per Mowgli si fa concreto, e decide così di lasciare il branco per metterlo in salvo dalle grinfie della tigre. Inizia allora un viaggio che attraverso la foresta dovrebbe portarlo al villaggio degli uomini, ma alcuni particolari incontri e la minaccia di Shere Khan gli faranno cambiare tragitto, sempre accompagnato e difeso da Baghera e dall’orso Baloo.

Tutti conosciamo la storia di Mowgli, protagonista de Il libro della giungla (scritto da Rudyard Kipling) grazie alla trasposizione animata che ne ha fatto la Disney nel 1967. A quasi 50 anni di distanza le avventure del cucciolo d’uomo adottato da un branco di lupi tornano sul grande schermo con una veste tutta nuova.

Il live action diretto da Jon Favreau riesce a ottenere un doppio, difficile risultato: da una parte restituirci una storia già amata in passato facendoci provare le stesse, se non più forti, emozioni di una volta; dall’altra utilizzare la computer grafica senza farcene accorgere. Infatti il film è tecnicamente ineccepibile, e gli animali si muovono e interagiscono con una tale naturalezza fra di loro e con l’unico interprete in carne ed ossa, il giovane Neel Sethi, da farci dimenticare che si tratta di CGI: Il libro della giungla è uno dei pochi casi degli ultimi anni in cui la linea fra realtà e finzione si fa talmente sottile da risultare impercettibile. Il coinvolgimento dello spettatore è inoltre accentuato da una regia movimentata, e anche il 3D non da affatto fastidio né risulta superfluo, anzi è assolutamente ben riuscito e integrato.

Il film non rinuncia a nessun personaggio della storia. Bellissima la resa visiva degli animali e la loro valorizzazione, come succede per gli elefanti, che non sentiamo parlare ma che sono circondati sa un’aurea particolare, portatori di una storia maestosa così come la loro possenza fisica, coloro a cui si deve portare rispetto per tutto ciò che hanno fatto e continuano a fare per la salvaguardia e la manutenzione della foresta. Rispetto al cartone Disney compaiono nuovi animali per piccoli ruoli, così come ad altri viene dato uno spazio minore (gli avvoltoi).

Per quanto riguarda il cast, nella versione originale comprende Idris Elba, Scarlett Johansson, Lupita Nyong’o, Christopher Walken e Bill Murray, mentre tra le voci italiane ricordiamo Toni Servillo, Violante Placido, Neri Marcorè e Giovanna Mezzogiorno, ma un encomio speciale va allo straordinario  Giancarlo Magalli che qui doppia (anche come cantante con Io voglio esser come te) il gigantesco Re Louie, e del quale avevamo già conosciuto e largamente apprezzato il lavoro in Hercules.

Non si possono non notare alcune citazioni di altri capolavori Disney, come la scena nella gola invasa dalla mandria in corsa che ricorda quella della morte di Mufasa in Il re leone, o l’evento dell’incendio della foresta, che rimanda la memoria a quello che ci ha fatto tanto piangere in Bambi. Ma anche l’omonimo capolavoro è omaggiato con scene quasi identiche al film animato, come l’indimenticabile viaggio di Mowgli sulla pancia di Baloo, che si lascia trascinare dalla corrente del fiume, senza dimenticare le canzoni che abbiamo imparato a cantare da bambini e che abbiamo ancora impresse nella memoria, che creano un filo diretto col 1967 (l’ashtag con cui il film è lanciato sui social è #lostrettoindispensabile, la canzone di Baloo).

Sicuramente la sceneggiatura de Il libro della giungla si è riservata alcune libertà che hanno permesso di approfondire i legami tra i personaggi e di aggiungere nuove situazioni. Per esempio è stata inserita una spiegazione al pericolo del fuoco rifacendosi direttamente al romanzo di Kipling, in cui si parla di “fiore rosso”, unica vera arma con cui gli uomini possono sfidare e sconfiggere la natura, quel potere che solo loro posseggono, a cui aspira re Louie e che sarà la fine di Shere Khan. Inoltre qui è maggiormente presente la tematica del branco come famiglia, con un finale che, oltre a lasciare le porte aperte a un sequel (che sembra essere stato confermato in questi giorni), porta a riflettere su una questione quanto mai attuale: la vera famiglia non è quella biologica, ma quella con cui cresciamo e diventiamo noi stessi, accettandoci nonostante le differenze.

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