The Boy: recensione

THE BOY, UN HORROR CON BUONI SPUNTI, MA SORRETTO DA UNA SCENEGGIATURA POVERA

the-boy-2016GENERE: horror, thriller

DURATA: 97 minuti

USCITA IN SALA: 12 maggio 2016

VOTO: 2,5 su 5

L’americana Greta (Lauren Cohan), nel tentativo di fuggire da un passato travagliato, accetta un lavoro in un piccolo villaggio in Inghilterra come tata per il figlio di 8 anni di una coppia benestante, gli anziani Mr. & Mrs. Heelshire (Jim Norton e Diana Hardcastle), mentre i due partono per una lunga vacanza. Tuttavia il piccolo Brahms (Jett Klyne) è in realtà una bambola di porcellana a grandezza naturale che i genitori trattano e amano come se fosse un bimbo vero. Prima di partire, la coppia dà a Greta una serie di regole e l’avverte che, se non le seguirà con precisione, potrebbe accadere qualcosa di terribile. Isolata e sola, Greta si accorge che ogni volta che infrange una regola, accade qualcosa di strano in casa e la bambola riappare in luoghi e posizioni diverse a dove lei l’aveva messa. Curiosa e determinata a scoprire il mistero di Brahms, Greta chiede l’aiuto del fattorino del posto, Malcolm (Rupert Evans), l’unico essere umano che vede da settimane.

In principio c’era Chucky, la bambola assassina che terrorizzava chiunque si metteva in mezzo. Negli ultimi anni è apparsa Annabelle, la bambola di pezza posseduta dal male che ha interessato un caso (reale) dei coniugi Warren, investigatori del paranormale negli anni settanta. Con The Boy ritorna in scena la paura per le bambole, facendo rivivere i nostri incubi peggiori. L’idea di un oggetto inanimato con occhi di plastica che ci fissasse, ha sempre affascinato l’immaginario del cinema sovrannaturale. Peccato che il film diretto da William Brent Bell (Stay Alive, L’Altra Faccia del Diavolo) non possegga niente di tutto ciò. Brahms non spaventa come dovrebbe, o neanche inquieta minimamente. La bambola di porcellana resta lì, letteralmente ferma, senza donare neanche quella tensione emotiva tipica dell’horror.

Di nuovo, è un peccato, poiché le premesse in The Boy sono buone: c’è qualcosa in Brahms che ci spinge ad indagare insieme alla protagonista (la Lauren Cohan di The Walking Dead, a disagio con le bambole, ma più confortevole con gli zombie) per scoprire davvero cosa c’è sotto quell’apparente ingenuo viso di porcellana. Ci fanno tenerezza i genitori del bambino, per questo proviamo sentimenti di compassione che ci inducono ad elaborare diverse teorie per capire cosa li abbia spinti a credere che Brahms sia un bambino vero. Forse perché siamo attaccati alla storia di Pinocchio e Geppetto, perciò insieme a Greta, ci lasciamo affascinare dalla bambola, fino a diventarne ossessionati.

Bell mescola il tema della casa infestata, adoperando atmosfere claustrofobiche e dark, con quello della possessione, ma in The Boy a far acqua è la sceneggiatura povera che si rifugia nei classici cliché dei film dell’orrore e rende certe scene veramente imbarazzanti – e conduce a un finale banale.

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.