Piuma: recensione

PIUMA DI ROAN JOHNSON RACCONTA LA DOLCE INGENUITÀ DI DUE GIOVANI IN ATTESA DI UN FIGLIO, ICONE DI UNA GENERAZIONE IN BILICO NELL’ITALIA DI OGGI

Piuma poster

GENERE: commedia

DURATA: 98 minuti

USCITA IN SALA: 20 ottobre 2016

VOTO: 3 su 5

Cate e Ferro sono due ragazzi, fidanzati, che si apprestano a sostenere l’esame di maturità. Me una gravidanza inattesa li mette a fare i conti con le loro vite e a prendere una decisione: loro vogliono tenere il bambino. Da una parte la famiglia di Ferro accoglie i ragazzi dando appoggio e alloggio, dall’altra quella di Cate che ha un padre sgangherato, poco occupato e dedito al gioco incontrollato, i due ragazzi vivono i nove mesi più emozionanti della loro vita, tra pressioni e rinunce, tentazioni e ripensamenti.

Piuma è una “parola magica, che nei momenti brutti fa volare su questo casino che il mondo”, che con la sua leggerezza ha il compito di sollevare da tutti i problemi. Ecco perché i giovani Cate e Ferro lo scelgono per la loro figlia in arrivo. Perché di leggerezza c’è bisogno, soprattutto in questa società, in questa contemporaneità, e i due futuri genitori lo senno eccome: giovani, appena diplomati, senza lavoro, soldi e casa, che futuro si prospetta per loro e la nascitura?

Piuma, insomma, non è solo un titolo, ma proprio la parola d’ordine del film e delle sue intenzioni, perché è un lungometraggio leggero che con altrettanta leggerezza affronta un tema per nulla facile come quello delle gravidanze giovanili, talvolta aggirando e sorvolando su questioni più complesse come l’aborto e il tradimento. Presentato alla 73 edizione della Mostra del cinema di Venezia, alla prima qualcuno ha fischiato, altri si sono chiesti come potesse un film del genere trovarsi in concorso, ma quello che tutti hanno condiviso è stato il divertimento, perché è impossibile trattenere le risate davanti alla visione di questa commedia, grazie soprattutto all’apporto dato dalle interpretazioni lodevoli, da una sceneggiatura azzeccata e da trovate tecniche decisamente piacevoli, come i due ragazzi che nuotano sui tetti di Roma.

Il fatto che sia un film “semplice” non implica pressapochezza nella lavorazione, anzi, qui è evidente come sia stato largamente approfondito dal regista Roan Johnson il lavoro con gli attori, a partire dai due giovani Luigi Fedele e Blu Yoshimi, il primo nei panni di un ragazzo un po’ “sborone e paraculo”, la seconda più matura e con i piedi per terra, che diviene quasi il suo grillo parlante, entrambi ingenui e innamorati. Intorno a loro gira il mondo degli adulti, tra cui spiccano per simpatia e bravura i due padri e il nonno, che si esibiscono in alcuni dei momenti più spassosi del film.

Ma Piuma non è un film comico, e cade a volte a picco nel realismo tralasciando il caos delle scene più esilaranti: è la stessa Cate ad essere cosciente che sono troppo giovani e che la nascita della neonata non li terrà insieme come coppia per sempre, ma allo stesso modo sa che riusciranno sempre a risollevarsi, proprio come farebbe una piuma.

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