La Nona Porta di Roman Polanski

THRILLER PSICOLOGICO A SFONDO SATANICO SUL RIBALTAMENTO DEL BENE E DEL MALE, LA NONA PORTA DI ROMAN POLANSKI

La-nona-porta-posterLa Nona Porta non è uno dei lavori migliori (ma neanche dei peggiori) di Roman Polanski, che ha adattato il romanzo Il Club Dumas per il grande schermo, apportando delle modifiche significative e concentrandosi sul ribaltamento dei ruoli del Bene e del Male. Johnny Depp è Dean Corso, un esperto di libri antichi a cui l’editore Boris Balkan (Frank Langella) commissionata un’indagine su un antico testo esoterico presente nella propria collezione privata, Le nove porte del Regno delle Ombre. Balkan è inoltre in possesso  di uno dei tre soli esemplari superstiti, ma è anche convinto che solo uno dei tre sia autentico. Quest’unica copia valida permetterebbe, a chiunque riesca a reperirla, di evocare Satana in persona. Corso parte per un viaggio dalla Spagna alla Francia alla ricerca del libro maledetto, accompagnato da una misteriosa ragazza (Emmanuelle Seigner).

Con La Nona Porta, Roman Polanski riporta in scena tematiche a lui care e frequenti, come l’esoterismo, il concetto di Bene e Male, e quel senso di inquietudine e angoscia che pervade le sue opere. Johnny Depp incarna alla perfezione un personaggio apparentemente “buono”, che in realtà si rivela una sorta di antagonista per eccellenza: è avido di denaro, si circonda di persone malvagie, e per ultimo cede alle tentazioni della carne, unendosi con la ragazza interpretata dalla Seigner, che si scoprirà essere un emissaria del Diavolo. La giovane sceglie Corso proprio perché riesce a leggere dentro la sua anima e cogliere le sue sfumature più disturbanti; è in quel frangente che La Nona Porta assume dei toni dark e morbosi e si assiste al ribaltamento del protagonista ad antagonista, da buono a cattivo.

Il viaggio ossessivo e demoniaco, intrapreso dal protagonista e la sua accompagnatrice, diventa una discesa negli Inferi dell’anima e del corpo che culmina nel finale, lasciato involontariamente aperto da Roman Polanski, che non vanta applausi per la semplicità, ma in quanto ad originalità e rimandi ad alcune delle opere ‘maledette’ del regista – come Rosemary’s Baby.

 

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.