Il Re Leone: recensione

IL RE LEONE, REMAKE LIVE ANIMATION IN CUI GLI EFFETTI VISIVI SI SPOSANO CON IL SENTIMENTO 

il re leoneGENERE: avventura

DURATA: 120 minuti

USCITA IN SALA: 21 Agosto 2019

VOTO: 4.5 su 5

Negli anni ‘90 la Disney ha sfornato un trittico di capolavori che da subito sono entrati a far parte dei grandi classici. Parliamo de La Bella e la Bestia (che ottenne anche una nomination agli Oscar come miglior film), Aladdin e Il Re Leone. Nell’era digitale che stiamo vivendo, è venuta un po’ meno l’originalità in casa Disney, preferendo la pratica del remake in carne ed ossa che ha dato risultati più o meno riusciti, ma questa nuova versione de Il Re Leone fa storia a sè.

Tutta la squadra di questo progetto, Jon Favreau dietro la macchina da presa, Caleb Deschanel come direttore della fotografia, per non parlare delle star che prestano la propria voce, è riuscita in un’impresa pressochè impossibile: è riuscita a realizzare un capolavoro. Non lo si può paragonare alle uscite live action recenti, ma non si tratta neanche di pura animazione, questo film è interamente creato al computer. Ogni singolo dettaglio, ogni movimento, ogni panorama è ricreato digitalmente e diretto con telecamere speciali per ambienti virtuali. Il livello di realismo ottenuto in questa pellicola è qualcosa di strabiliante. Se non lo sapessimo verrebbe da dire che si tratta di animali veri. Una sensazione del genere non la provavamo da quando uscì il primo Jurassic Park, che per i suoi tempi fu rivoluzionario. L’effetto straniante, forte in Il Libro della Giungla, nel vedere animali verosimili parlare, qui invece diventa presto naturale. E queste iene incutono davvero terrore.

Per vincere la diffidenza di un pubblico legatissimo ad un film tanto amato, Il Re Leone mira dritto al cuore, senza pudore. Un po’ l’effetto nostalgia, un po’ il trasporto emotivo, un po’ una storia senza tempo lo rende un racconto immortale. Si cerca conferma nelle sequenze imparate a memoria (e come ci si arrabbierebbe se non ci fossero) e si resta continuamente col fiato sospeso come se vedessimo Simba crescere e trovare il suo ruggito per la prima volta. Confermiamo quanto detto da Favreau in fase di lavorazione, il film da l’illusione di un rifacimento scena per scena, le sequenze indelebili nella memoria sono rimaste identiche,  ma in realtà ci sono piccoli accorgimenti, piccoli cambiamenti che si fondono naturalmente, che solamente un confronto fianco a fianco potrebbe rivelare.

Sin da che sorge quel sole all’orizzonte nel celebre incipit ci si sente completamente immersi nella savana di Simba e non servono occhialini speciali. Il Re Leone 2.0 incanta, conquista e commuove.

 

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