RECENSIONE DELLA SERIE TV DRACULA DI MOFFAT E GATISS: UN OTTIMO INIZIO E UN FINALE FRETTOLOSO, MA TROVA IL SUO MAGGIOR PUNTO DI FORZA NEI DUE PROTAGONISTI
Sbarcata a inizio mese sul colosso Netflix, la nuova serie tv di Steven Moffat e Mark Gatiss (sceneggiatori di Sherlock e Jekyll), riporta sul piccolo schermo il vampiro più famoso di sempre, ed ha già conquistato il consenso di una larga fetta di pubblico: Dracula, in effetti, ha tutte le carte in regola per piacere a tanti. Concepita come una miniserie in tre puntate, ognuna di esse è un vero e proprio film che si concentra su un momento, un fatto o un periodo della vita del conte. Lui, Dracula, è interpretato dal danese Claes Bang, incredibilmente in parte: un uomo di un fascino distante dai canoni consueti del nostro cinema, ma molto vicino al mostro famelico e fisicamente imperfetto, a tratti raccapricciante eppure elegante, che dovrebbe essere. Accanto a lui un personaggio inedito, quello di suor Agatha Van Helsing, alla quale presta il volto Dolly Wells, una donna delusa dal suo Dio e che cerca l’esistenza del bene in quella del male. Intorno al rapporto dei due si fonda l’intera trama della serie tv, fatto di attrazione e repulsione.
Ecco il commento ad ogni singola puntata.
Il primo episodio dal titolo Le regole della Bestia parte dall’arrivo nel castello del conte Dracula dell’avvocato britannico Jonathan Harker, giunto in Transilvania per aiutarlo nell’acquisto di una proprietà in Inghilterra. Il suo soggiorno, che sarebbe però dovuto durare una sola notte, si protrae per settimane, consumandolo sia fisicamente che mentalmente. Il legale si trova a esplorare il labirintico castello alla ricerca di qualcuno che ha sentito invocarne l’aiuto, ma quello che scopre è tanto lugubre e malsano quanto inimmaginabile. Mentre col passare dei giorni lui invecchia, Dracula ringiovanisce e acquisisce tutte le sue capacità e i suoi saperi, compreso l’accento inglese: ne assorbe, insomma, l’essenza stessa, perché “Il sangue è vite“, dice. Alcune delle scene più belle di tutta la serie si trovano proprio in questa puntata, decisamente la migliore tra le tre, e raggiunge l’apice nel momento del confronto tra suor Agatha e il vampiro alle porte del convento. Provocazione, violenza e sadismo non mancano, il sangue nemmeno, ma non si scende mai nello splatter: questo episodio è un perfetto horror gotico, con i fiocchi.
Veliero di sangue racconta invece il viaggio di Dracula verso l’Inghilterra. Si svolge appunto su una nave, i quali passeggeri, scelti appositamente da Dracula, vengono a poco a poco decimati dalla sua incontenibile voracità. La cerchia di viaggiatori è piuttosto variegata, e comprende una vecchia nobildonna russa, una giovane coppia di novelli sposi con al seguito uno stretto amico di famiglia, un dottore indiano e la figlia sordomuta, oltre ad un equipaggio particolarmente superstizioso, e soprattutto un misterioso passeggero chiuso in una cabina interdetta a tutti tranne al capitano. Quando viene scoperto essere Dracula l’artefice della sparizioni, le casse contenenti la terra di Transilvania (entro cui si riposa), vengono gettate in mare tranne una, tenuta per riuscire a catturarlo. Episodio ben riuscito, il più labirintico e enigmatico forse dei tre, ci mostra un Dracula animalesco e dalla fame sempre più irrefrenabile.
L’episodio finale, La bussola oscura, ci catapulta ai giorni nostri. Se i due precedenti si rifacevano a quanto detto nell’opera letteraria di Bram Stoker, qui invece si introduce un’evoluzione della storia e del personaggio, una sua versione tutta nuova. Dopo un secolo di assenza, Dracula si sveglia dalla sua cassa adagiata sul fondo del mare e approda sulle coste inglesi, dove trova ad aspettarlo numerose persone e marchingegni a lui ignoti. Ma nella folla un volto famigliare c’è, e lo riconosce molto facilmente. Di certo è il meno riuscito dei tre episodi, perché la sceneggiatura perde di mordente, volendo farcire la storia di troppe nozioni e personaggi, non abbastanza approfonditi. Insomma, in questo presente in cui Dracula impara presto a usare uno smartphone, si susseguono tanti spunti mai realmente affrontati come si dovrebbe: il perché lui patisca così tanto la vista di una croce, per esempio, spiegazione che aspettiamo di avere dalla prima puntata, si risolve nel giro di qualche istante, e lascia dubbi il perché sia realmente affascinato da una ragazzina senza interessi quando ha sempre cercato negli altri qualcosa (anzi tanto) di cui arricchirsi.