Fino all’ultimo indizio: recensione

“FINO ALL’ULTIMO INDIZIO” METTE IN GIOCO UN TRIO DI PREMI OSCAR, PER UN’INDAGINE TORBIDA CHE APPASSIONA MA CROLLA SUL FINALE

The_Little_Things_posterUSCITA: 29 gennaio 2021

VOTO: 2.5 su 5

Poliziesco stile anni ‘90 e ambientato negli anni ‘90. Se non altro perché la sceneggiatura risale ad allora ed è rimasta nel limbo tutto questo tempo. Che non è necessariamente una pecca, ci si lamenta sempre che non fanno più film come una volta, questa pellicola arriva letteralmente dal passato. Se poi raggruppa anche tre premi Oscar nel cast, ci sono tutte le premesse per un buon film.

E per due terzi regge bene, Denzel Washington è il detective veterano ritiratosi alla vita da vice sceriffo di contea a seguito di un infarto, un divorzio e con ancora sulla coscienza un caso irrisolto; Rami Malek è il detective in ascesa, pieno di ambizione giovanile, ma con tanto da imparare; Jared Leto il sospettato numero uno, inquietante da far accapponare la pelle.

Il ritrovamento di una ragazza uccisa e predisposta in un particolar modo, con le mani legate, fa riportare alla luce un caso simile di qualche anno prima. Potrebbe trattarsi dello stesso killer, mai catturato. Per tale motivo il vice sceriffo Deacon (Washington), inizialmente tornato semplicemente per un dovere amministrativo, resta in città ed affianca il giovane Jimmy Baxter (Malek) nell’indagine. Le prove sembrano puntare verso l’eccentrico e sinistro Sparma (Leto). Ma sarà davvero lui l’assassino?

Atmosfere alla Se7en, al quale si ispira in più di un passaggio, bugie e segreti del corpo di polizia. La tensione è alta, il mistero s’infittisce sempre più, piano piano che avanza, la richiesta d’attenzione è massima. Quando è il momento di tirare le somme però, la pellicola crolla come un castello di carte. Colpi di scena forzati, personaggi che compiono scelte non adeguate a quanto stabilito fino a quel punto e una risoluzione che lascia molto amaro in bocca. Peccato, basta quell’ultimo quarto d’ora per rovinare quanto di buono fatto vedere fino a quel momento. A quel punto cadono anche le maschere che cercavano di nascondere i difetti: improvvisamente il film appare datato, Malek diventa fuori ruolo, personaggi di contorno, come quello di Natalie Morales, oppure la famiglia del detective, sono sprecati, mancanza di coerenza nelle rivelazioni e così via.

Si possono ancora realizzare thriller polizieschi di questo tipo, come recenti serie televisive hanno saputo dimostrare, non è la familiarità del genere e dell’ambientazione il problema, piuttosto l’esecuzione. Non basta emulare predecessori di maggior successo per ottenere lo stesso risultato. O affidarsi ad attori di spessore e di richiamo sperando che salvino la baracca. Nonostante tutto non ci sentiamo di condannare il film completamente, come detto, per buona parte fa il suo dovere, è intrigante. Va preso però per quello che è, un thriller che passa presto nel dimenticatoio.

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"O fai di tutto per vivere, o fai di tutto per morire."