Spider-Man: No Way Home: recensione

DA OGGI AL CINEMA IL PRIMO GRANDE EVENTO CINEMATOGRAFICO DALL’INIZIO DELLA PANDEMIA. ECCO LA RECENSIONE SPOILER FREE DI SPIDER-MAN: NO WAY HOME

SpiderMan poster

GENERE: action, fantasy

DURATA: 2h 28m

USCITA IN SALA: 15 dicembre 2021

VOTO: 4 su 5

Da ieri sera, da quando siamo usciti dall’anteprima stampa di Spider-Man: No Way Home, penso che questa recensione è una delle più difficili che mi sia capitato di scrivere, e non perché il film non regali spunti, ma proprio il contrario: c’è troppo da dire, e il pericolo, insidiosissimo, è quello di cadere nello spoiler. In altri casi non sarebbe stato probabilmente un problema, ma questo è uno di quei contesti in cui se ti lasci sfuggire qualcosa rischi il linciaggio. Condivisibile, già si è letto e rivelato troppo, e fra queste righe non si vuole rovinare la magia della sorpresa che il film vuole regalare agli spettatori.

Partiamo quindi da quello che tutti sanno, o possono sapere. Spider-Man, in questo terzo capitolo della saga firmata da  Jon Watts, vive le conseguenze della rivelazione al mondo della sua vera identità per voce di Mysterio. Ora che tutti sanno che Spider-Man è Peter Parker, la sua vita e quella dei suoi cari si incasina fino al punto di chiedere aiuto a Doctor Strange affinché tutti si dimentichino di lui. Ma le cose non vanno come sperato, e l’incantesimo lanciato dallo stregone viene cambiato alcune volte in corso fino quasi a esplodere. Quello che succede è che per qualche istante si apre uno squarcio nel mondo liberando i più potenti nemici mai affrontati da uno Spider-Man in qualsiasi altro universo. Un attonito Peter Parker si trova così a combattere con cattivi che dicono di conoscerlo, salvo poi ritrattare quando lo vedono a volto scoperto. Noi però, loro, li conosciamo e e li ricordiamo tutti. Sono Green Goblin, Doctor Octopus, Electro, Lizard e L’Uomo Sabbia. Quella che Peter si trova ad affrontare è forse la sua sfida più grande, che lo metterà di fronte alla complessità del Multiverso e alla necessità di dover crescere, come persona e come eroe.

La cosa più emozionante è che sono sempre loro, tornati a distanza di anni senza cambiare nulla ai loro personaggi: rivedere sullo schermo, proprio come li avevamo lasciati, Willem Dafoe, Alfred Molina, Jamie Foxx, Rhys Ifans e Thomas Haden Church da inizio all’effetto nostalgia del film. E per quanto sia strano vederli stavolta accanto a Tom Holland, Zendaya, Benedict Cumberbatch, vecchio e nuovo si amalgama alla perfezione, nonostante alcuni passaggi forse troppo semplicistici. Non si può negare che il fanservice stavolta ha vinto, e che la pellicola mostra quello che i fan vogliono vedere, ma tutto questo passa in secondo piano quando il lato emotivo dello spettatore viene sconvolto e travolto da ciò che vede.

Tutta la storia nasce da una leggerezza di Peter, e ci sta perché lui ha ancora 17 anni (come ricorda Doctor Strange), ma questo è il momento giusto per maturare e non comportarsi egoisticamente, perché come ha detto in passato qualcuno, e come ora ricorda zia May: “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”. Spider-Man è sempre stato l’eroe più fragile, ma ha anche dimostrato ostinatamente di volercela fare, di essere all’altezza, partendo dal proprio quartiere fino ad arrivare allo spazio. Questa volta non servono tute altamente tecnologiche o armi appena confezionate: per fare la scelta giusta, per salvare gli altri e sé stesso, per essere un eroe, a volte bastano sacrificio e umiltà, anche se questo mette a rischio “la strada di casa”.

Una regia perfetta, battute divertenti, easter eggs in ogni dove, effetti speciali incredibili, un cast stellare al servizio di un film sempre in movimento a ritmo sostenuto (se si escludono un paio di momenti di dialogo più lenti), fanno volare le oltre due ore di film. Non si vedeva tanta ambiziosità ed epicità da anni, probabilmente dagli ultimi film dedicati agli Avengers.

Purtroppo non posso andare oltre, rischierei di scrivere troppo. Posso solo concludere invitandovi ad andare al cinema per assistere al primo grande spettacolo dall’inizio della pandemia: Spider-Man: No Way Home è un tributo ad uno dei personaggi più famosi di sempre interpretato da un Tom Holland da applausi, un film non solo da contemplare come capitolo finale di una trilogia ma come un nuovo inizio, che chissà dove ci porterà.

Ora un piccolo SPOILER (permettetemelo):

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Non vi alzate dalla poltrona fino alla fine dei titoli di coda, perché anche stavolta ci sono due scene post-credit che anticipano nuove pellicole.

Nella prima vediamo Eddie Brock seduto al bancone di un bar tropicale discutere con Venom di chi è e cosa ha fatto Spider-Man, concludendo che deve proprio andare a New York e incontrarlo. In quel momento sparisce in un fascio di luce, mentre un frammento del simbiante rimane sul bancone. Appare chiaro e auspicabile, allora, come la sinergia nata tra Marvel e Sony stia andando avanti, arrivando probabilmente a far partecipare Venom alla nuova annunciata trilogia sull’amichevole Spider-man di quartiere, nella quale (secondo voci di corridoio) dovrebbe tornare Tom Holland, che avrebbe già proposto un progetto a riguardo.

La seconda scena, quella alla fine dei credit, è il primo teaser del secondo film su Doctor Strange, ormai vicino alla follia a causa di quanto combinato col Multiverso. Compare al suo fianco Wanda/Scarlet Witch.

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