Warrior: recensione film

UN POLPETTONE ULTRA-MACHO…INTENSO, MA POCO DIGERIBILE

Due fratelli, un conflitto in famiglia e il campionato di Boxe. Mmmh, dove abbiamo già sentita questa storia? Fortunatamente “Warrior” non è la copia del recente “The Fighter” col premio oscar Christian Bale e Mark Whalberg, ma purtroppo non è neanche uno di quei film che lascia col fiato sospeso per le sue due ore di durata. Infatti il nuovo film di Gavin Hood, già regista del mediocre “Pride and Glory”, è un polpettone ultra-macho che per gran parte della sua durata affronta tematiche che neanche una serie televisiva di cinque stagioni riuscirebbe a trattare: si va’ dal conflitto tra fratelli all’incomunicabilità col padre, dalla ricerca di redenzione alla guerra in Iraq e in più c’è pure la crisi economica. Sembra di trovarsi a una versione rinforzata col testosterone di Beautiful.

Cosa c’è dunque da salvare in Warrior? Fortunatamente abbiamo due ottimi protagonisti, in particolare Joel Edgerton che riesce a dare varie sfumature al suo personaggio, professore e padre di famiglia che ritrova la grinta sul ring; più sottotono, ma sempre carismatico Tom Hardy, che aspettiamo nel prossimo (e attesissimo) film di Nolan. Nick Nolte nel ruolo del padre ex-alcolizzato riesce a lasciare il segno in un paio di scene, ma purtroppo non riesce a fare quello che potrebbe con un ruolo così stereotipato. Si salvano anche le scene di combattimento che mischiano il pugilato classico con elementi delle arti marziali. Peccato che per godersele, uno si deve sorbire ore e ore –almeno così sembrano- di retorica stelle e strisce.

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