Il venditore di medicine: recensione film

LA FREDDEZZA SCONSIDERATA DI UN VENDITORE DI MEDICINE SOMMERSO DALLE DINAMICHE CORROTTE TIPICHE DELLA SOCIETÀ ODIERNA

locandina-il-venditore-di-medicineGENERE: drammatico

DATA DI USCITA: 30 aprile

DURATA: 105’

VOTO: 3 su 5

Bruno Donati è un rappresentante farmaceutico estremamente capace. Quando l’azienda inizia a licenziare i suoi colleghi, causando inoltre il suicidio di uno di questi, Bruno si spaventa, ha una moglie che brama un figlio e un tenore di vita da mantenere, e allora che fare? In un momento così complicato si fa affidare dalla sua responsabile uno squalo, un pesce grosso apparentemente incorruttibile, tenta l’impossibile per salvarsi il posto e garantirsi un po’ di pace. I mezzi utilizzati per lo scopo sono tanti, i sentori di coscienza molti meno.

In una Roma glaciale la denuncia alla corruzione, presente come un’ombra irremovibile all’interno del sistema sanitario e farmaceutico, viene raccontata con una lucidità al limite del dissacrante. Il percorso di Bruno, sul quale viene improvvisamente messa una spada di Damocle dalla portata non indifferente, è fatto di azioni mirate, prive di scrupolo ma con un obiettivo chiaro. Salvarsi. Ogni cosa viene fatta seguendo un fine apparentemente giustificato. Un figlio non se lo può permettere, sarebbe rischioso senza la certezza di un lavoro, è naturale dunque somministrare anticoncezionali di nascosto alla propria moglie. Vendere chi l’ha aiutato per garantirsi delle prescrizioni importanti, è logico, lui ha il suo posto di lavoro in gioco, la sua vita. Bruno è furbo e lo sa, ma non considera la cosa più importante, gli effetti, le conseguenze. Quello che succederà in seguito alle decisioni prese, non sarà più gestibile, il danno è fatto e raccogliere i pezzi non è una delle opzioni probabili.

Il film narra uno spaccato spaventosamente reale della nostra società, scandaloso nel suo essere così inserito e subdolo da sembrare quasi naturale. Per rimanere nel giro, ma soprattutto crescere, bisogna essere corrotti, i giusti non hanno posto, quelli che ci provano poi, vengono prontamente zittiti. Gli occhi che Antonio Morabito piazza per mostrarci questo schifoso scenario sono quelli di un mai così bravo Claudio Santamaria. Indossando i panni del venditore di medicine Bruno, Santamaria ha dato vita e corpo alle emozioni e alle inquietudini, sempre più forti e crescenti, che prova il suo personaggio quando vede mancare la terra sotto i piedi, arrancando soluzioni quasi malefiche per tappare i buchi della sua sempre più precaria condizione. Marco Travaglio poi, nelle insolite vesti di attore, porta alla luce la vera e propria denuncia al sistema. Il pesce grosso, assolutamente intoccabile e autoritario che interpreta, si cela dietro i panni di un esperto, luminare non solo nel suo campo ma anche dal punto di vista dell’onestà, a quanto pare però quello che sembra, purtroppo, non è.

Senza usare mezzi termini la pellicola provoca nello spettatore il crudele senso di ansia causato dall’impotenza nei confronti di un mondo che ci riguarda da vicino, vitale per noi, dal momento che si tratta di sanità, e allo stesso tempo dannoso. La fiducia non è più compresa, nemmeno quella che si prova per il proprio medico e la leggerezza con cui per convenienza vengono prescritti i medicinali, anche a chi ormai non c’è più, pur di salire in graduatoria e fatturare di più, è al limite del diabolico. In un paese fatto di squali e regine, la domanda che sorge naturale è “fino a che punto si può arrivare pur di rimanere a galla?”. L’inquietudine che causa la risposta contenuta nel film parla da sé.

About Simona Montemurro 131 Articoli
"Io ci vedo...un rinoceronte!"