Labyrinth: da flop a cult movie

BOWIE E JENNIFER CONNELLY NEL LABIRINTO DEI “PUPAZZI” DI JIM HENSON

LabyrinthAll’inizio dell’estate 1986 Labyrinth esce nelle sale cinematografiche e si rivela un totale e disarmante fiasco. Gli incassi del botteghino coprono a malapena la metà dei costi di produzione, una cifra che aveva raggiunto i 25 milioni di dollari, mentre il pubblico preferisce andare a guardare i coetanei Top Gun e The Karate Kid II. La critica non è più clemente nei confronti della pellicola: le recensioni negative superano quelle positive, deridendo ora l’interpretazione degli attori, ora l’inconsistenza della trama.

Jim Henson, regista e co-sceneggiatore, rimane talmente deluso dall’insuccesso da non dirigere più nulla sino alla sua morte, avvenuta quattro anni dopo. Labyrinth resta così l’ultimo lavoro del creatore dei Muppets, a conclusione di una brillante carriera durata più di quarant’anni. Il suo non è però l’unico nome celebre legato al fallimentare film. George Lucas, uno dei produttori, contribuisce ugualmente sia alla sceneggiatura sia al montaggio finale, il soggetto è dell’illustratore Brian Froud, che appena nel 1982 aveva creato con Henson l’acclamato The Dark Crystal, senza contare che lo sceneggiatore accreditato risulta Terry Jones, storico membro dei Monty Python. Completano il quadro le composizioni musicali di Trevor Jones e le canzoni di David Bowie, protagonista maschile nei panni di Jareth, re dei goblin.

La storia inizia con Sarah, una ragazza come tante, costretta a passare un sabato sera a casa: il padre e la matrigna escono, lasciandole l’incarico di fare da baby sitter al piccolo fratellastro. Esasperata dai pianti del bambino, Sarah invoca i goblin protagonisti dell’opera teatrale che sta studiando affinchè lo rapiscano e, con orrore, scopre che le sue preghiere sono state esaudite. Il re dei goblin le concede tredici ore per attraversare il labirinto che circonda il suo castello e salvare il fratellino, prima che sia trasformato in un suo fedele suddito.

Il successo arriva soltanto nel decennio successivo, con la trasposizione in videocassetta: con il passare degli anni, il film finalmente riscatta i suoi poveri incassi diventando un cult. Nonostante infatti quello che oggi appare come un primo preistorico tentativo di CGI durante i titoli di testa (ma che nel 1986 vinse il NCGA Best Computer Animation Award), la lunghezza un po’ eccessiva dei numeri cantati e un uso ancora acerbo del blue screen, Labyrinth riesce ancora a stupire il pubblico di qualsiasi età con il suo immaginario evocativo. I punti deboli del film sono compensati dalle dettagliatissime sceneggiature, dalla ricchezza dei costumi e dall’impressionante lavoro di animazione che dà vita ai numerosi abitanti del labirinto.

La protagonista, una Jennifer Connelly ancora quindicenne, rappresenta perfettamente il precario equilibrio tra gli strascichi dell’infanzia e i primi bagliori dell’età adulta: grazie alla sua caratterizzazione l’intera avventura può essere letta come una metaforica presa di coscienza e un’accettazione delle proprie responsabilità. David Bowie non regala una delle sue migliori interpretazioni, ma il suo carisma trasforma Jareth in un’icona della cultura fantasy, rendendo le sequenze dedicate a lui indimenticabili. Basti pensare che dall’uscita del film ogni anno, a Los Angeles, si tiene un grandioso ballo in maschera intitolato Il labirinto di Jareth, a cui accorrono appassionati da tutto il mondo.

 

 

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