Il caso Spotlight: recensione film

IL CASO SPOTLIGHT RIVELA QUELLO CHE LA CHIESA CATTOLICA NON DICE

spotlight locandinaGENERE: thriller

DURATA: 127 minuti

USCITA IN SALA: 18 febbraio 2016

VOTO: 4 su 5

È una storia che ha sconvolto non solo Boston, non solo l’America, ma il mondo intero quella portata alla ribalta dal gruppo di giornalisti investigativi interno al The Boston Globe, il team Spotlight. L’inchiesta, vincitrice del Premio Pulitzer, ha affrontato nel 2002 l’argomento dei preti pedofili a Boston, partendo da pochi isolati casi.

A dare il via al caso è l’indicazione del nuovo direttore del Globe arrivato da Miami, Marty Baron, che invita da subito il team investigativo a seguire una storia inaccettabilmente poco approfondita e portata alla giusta attenzione, ossia quella di un caso di pedofilia da parte di un prete di Boston. Dalle ricerche dei giornalisti Sacha Pfeiffer e Michael Rezendes e del ricercatore Matt Carroll, capitanati da Walter Robby Robinson, emerge invece una realtà ben peggiore e inimmaginabile.

Grazie ad alcune testimonianze di adulti abusati da bambini e alla collaborazione dell’avvocato Mitchell Garabedian vengono portati alla luce i circa 70 casi di pedofilia avvenuti nella sola Boston e coperti dalla Chiesa Cattolica (che fin dall’inizio ne era a conoscenza), come anche le speculazioni di diversi avvocati sui patteggiamenti segretamente portati a termine. A seguito della pubblicazione dell’inchiesta oltre mille persone hanno telefonato per parlare dei loro casi di abusi subiti, e altri 600 articoli sono stati pubblicati. Un lavoro di vero giornalismo votato alla causa, che ha aiutato a capire e rendere universali le dimensioni di un problema che si presenta ancora in numerosissimi Paesi in tutto il mondo.

Presentato fuori concorso alla 72esima Mostra del cinema di Venezia, già ci si chiede quali saranno (e quasi si odono) le proteste del mondo cattolico di fronte alla realtà portata in sala dal film. Il caso Spotlight mette lo spettatore davanti al compito necessario di dover scindere la fede nella religione dalla fiducia nell’uomo che la predica. Differenza che troppe volte in passato non fu affrontata, portando appunto a non denunciare i numerosissimi casi di abuso di preti su minori.

Spotlight ha una storia di una potenza tale che da sola potrebbe reggere il film intero. Seguendo uno stile a tratti documentaristico e a tratti più proprio del thriller, le interpretazioni degli attori sono determinanti e degne di nota, dall’intenso Michael Keaton, che da Birdman sembra aver preso il volo per non tornare più fra noi terrestri, all’istintivo e viscerale Mark Ruffalo, vero e acclamato gioiello del cinema dei nostri anni. Fanno parte del cast anche Rachel McAdams (forse l’unica leggermente sottotono), Stanley Tucci, avvocato intransigente e il direttore del Globe Liev Schreiber. Se infine aggiungiamo la regia semplice e lineare di Tom McCarthy, perfetta per questo tipo di lungometraggio che non ha bisogno di troppi fronzoli, e le musiche di Howard Shore, allora il valore del film cresce ulteriormente.

Spotlight è uno di quei film che sconvolgono ma che bisogna a tutti i costi vedere.

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