Perfetti Sconosciuti: Recensione film

PERFETTI SCONOSCIUTI, OVVERO L’AMORE E IL TRADIMENTO AI TEMPI DI WHATSAPP

Perfetti-Sconosciuti-PosterGENERE: commedia

DURATA: 97′

USCITA: 11 febbraio 2016

VOTO: 3,5 su 5

Quanto conosciamo veramente il nostro partner? Può un sms o una chiamata rovinare il nostro rapporto? Con queste premesse, Paolo Genovese porta in scena Perfetti Sconosciuti, una commedia dolce-amara sui rapporti sociali legati indissolubilmente dalla tecnologia. Un gruppo di amici di lunga data si incontrano per una cena che dovrebbe regalare vecchi e piacevoli ricordi, ma che invece si trasforma in un gioco pericoloso, destinato a rimettere in discussione i rapporti sentimentali dei presenti. Così decidono di mettere sul tavolo tutti i propri cellulari e lasciarli allo scoperto: chat, whatsapp, mail, sms, selfie, app, t9, skype, social diventano alla portata di tutti e svelano la loro natura più velenosa. E appena il gioco inizia, tra flirt, incomprensioni, e provocazioni, tutti iniziano a rendersi conto che la scatola nera – il proprio smartphone – li porterà a conseguenze inaspettate.

Perfetti Sconosciuti riunisce un cast di attori bravi e in sintonia tra loro: si parte da Marco Giallini, nel ruolo del buon padre e marito di famiglia, sposato con Kasia Smutniak, madre alle prese con la figlia adolescente, Edoardo perfetti-sconosciuti-2Leo, affascinante e innamorato dell’ingenua Alba Rohrwacher fino al buon amico Giuseppe Battiston e concludendo con la coppia sposata, ormai stanca e spenta, composta da Valerio Mastrandrea e Anna Foglietta. Lo spunto di Genovese appare chiaro: parte dalla commedia all’italiana, riunendo un gruppo di persone in una stanza e poi passa all’arte e al teatro, e inizia a massacrare ciascun personaggio fino all’osso. In un gioco ‘moderno’ in cui la scatola nera – il cellulare – rivela noi stessi agli altri, Perfetti Sconosciuti non è altro che il racconto della società di oggi e di noi, troppi presi dai nostri smartphone per renderci conto delle persone che abbiamo intorno.

Le tre coppie rappresentano infatti l’emblema delle relazioni sociali: Bianca e Cosimo (Rohrwacher e Leo), appena sposati e innamoratissimi; Rocco ed Eva (Giallini e Smutniak), una coppia apparentemente perfetta, uno troppo umano e sensibile, l’altra complicata; e infine, gli estremi Lele e Carlotta (Mastrandrea e Foglietta), con un matrimonio arrivato al capolinea e tanti segreti dietro il loro comportamento sospetto. Infine, il single (ma solo per la serata) del gruppo, Peppe (Battinston) che la sera della cena si presenta solo perché la nuova fidanzata è ammalata.

Paolo Genovese adotta un tono non troppo comico né drammatico, ma si attiene su entrambi i lati per intrattenere il pubblico, fino al finale inaspettato, quasi shakesperiano, che apre parecchie domande. Prima fra queste: quante coppie si sfascerebbero se quella minuscola schedina del nostro cellulare si mettesse a parlare? Perfetti Sconosciuti non sarà la commedia dell’anno ma certamente pone molti spunti di riflessione sulle relazioni sociali e su come la tecnologia ci abbia reso tangibili.

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.