Giorgia Fiori e Daniele Vagnozzi: sognando la California

GIORGIA FIORI E DANIELE VAGNOZZI SBARCANO IN AMERICA CON PROGETTI E IDEE BEN CHIARE SUL PROPRIO FUTURO ARTISTICO

GIORGIA FIORII giovani attori Giorgia Fiori e Daniele Vagnozzi provengono dalla stessa regione, le Marche, si sono ritrovati nello stesso film, La spiaggia dei gabbiani in uscita a marzo nelle sale, e nello stesso viaggio alla scoperta di Los Angeles e della California. Un viaggio di un mese, come dicono loro stessi “più che di vacanza, di incontri. Un viaggio impresa”. Hanno deciso di unire le forze non solo per visitare i luoghi dell’immaginario cinematografico di film e serie tv che li hanno ispirati (come ad esempio il ristorante della serie O.C.), ma soprattutto per incontrare registi, produttori e addetti ai lavori e porre le basi per i vari progetti che hanno in mente. Una scommessa, soprattutto su sé stessi. Ma che oggi è diventato fondamentale per distinguersi.

“Abbiamo abbinato la vacanza ad incontri, siamo venuti qua con delle idee nostre da voler realizzare”, racconta Giorgia Fiori. “Sogniamo in grande, ci piace puntare al massimo risultato, avendo questa capacità di saper mettere insieme le persone giuste per creare cose. Abbiamo ottenuto la credibilità di persone sia a livello cinematografico che musicale, che vorranno collaborare con noi. Anche in poco tempo siamo stati bravi a renderci credibili”.

Li abbiamo incontrati proprio nel cuore di Hollywood, nella struttura che ospita gli Oscar, il Chinese Theatre e la Walk of fame. Ci hanno raccontato del loro percorso che li ha portati fino qui e dell’importanza di un film come La spiaggia dei gabbiani. Giorgia Fiori: “La mia carriera cinematografica parte dal 2014, ho iniziato a fare questo lavoro in maniera professionale quando ero ancora all’università. L’ho scoperto tardi, seguendo dapprima gli studi di design. Ho iniziato a studiare nelle Marche, poi mi sono specializzata a Roma. Ho anche seguito studi canori perché da quando ho sette anni canto, suono batteria, piano, diversi strumenti e ho portato avanti alla pari queste due specializzazioni artistiche”. Fiori infatti è anche cantautrice, ha realizzato diversi brandi di pop/dance di successo con lo pseudonimo di Gladiah. Ad oggi, con tre film in ruoli principali, sembra aver dato priorità al cinema, ma le etichette le vanno strette.

“Sono nata con l’idea di performer. Io da bambina adoravo Raffaella Carrà, quelle donne leader che sapevano fare tutto. Per me l’idea di sapere fare una cosa e basta non era sufficiente. Ecco perché oggi sono qui in America, dove il performer è considerato tale. In Italia se fai più cose vuol dire che non sai fare bene niente. Mi trovavo un po’ stretta nella mentalità italiana. La musica e la recitazione per me vanno in parallelo, le ho sempre portate avanti entrambe. In una fase molto difficile dalla mia vita, dove ho dovuto attraversare un periodo di malattia importante, la recitazione mi ha salvato a livello psicologico. Ho avuto a che fare con l’emotività più di altre persone, ed è diventato un valore aggiunto a questo lavoro. Ho dovuto trasformare tutto ciò che mi ha reso difficile la vita in qualcosa di fortemente artistico”.

Fiori ha anche realizzato quanto fosse importante partecipare attivamente al processo creativo, e non aspettare passivamente un copione. “Mi piace sempre valutare insieme in fase di sceneggiatura, fare proposte, non sono l’attrice che riceve il compito e lo fa. La spiaggia dei gabbiani è un film corale che sta avendo risonanza perché è il primo progetto della nuova giunta della Film Commission Marche. Se ne è discusso molto col regista, sono contenta che lui abbia visto subito in me delle caratteristiche che cercava per questo personaggio, Laura, che ha molte cose affini alla mia vita. Sembrava quasi che mi conoscesse già, nel modo di fare, un po’ scoordinata nei movimenti, che fa molto ridere. Lei è stata la ragazza bullizzata al liceo dal mio collega Daniele Vagnozzi”.

“Io come formazione metto insieme due mondi, psicologia e recitazione” rivela l’attore marchigiano, il quale, nonostante la giovane età, ha già un bagaglio artistico importante. “Poco prima di venire qua mi sono specializzato in magistrale, in psicologia cognitiva e recitazione, perché sono diplomato all’Accademia dei  Filodrammatici di Milano, una realtà storica. Cerco di mettere in entrambe uno sguardo ironico che mi contraddistingue. Ho fatto molto teatro, in particolare con la mia compagnia di Milano, Caterpillar, con lo spettacolo Argonauti e Xanax, di cui sono regista e autore, che ha vinto il bando Next di Regione Lombardia nel 2023. In cinema e serie tv faccio l’attore, mi piace farlo, ho fatto una serie comica come co-protagonista con Frank Matano, poi un film sempre nelle Marche, Benelli su Benelli (di Marta Miniucchi) che è andato alla 78esima edizione del Cinema di Venezia e poi un ruolo nella serie televisiva Il paradiso delle signore”.

DANIELE VAGNOZZIVagnozzi dimostra di essere stato in grado di muoversi facilmente tra teatro, film e televisione. Una cosa che può sembrare scontata in America e in Inghilterra, dove la linea di separazione è ormai inesistente, ma che non è così in Italia dove persiste una visione antica delle specializzazioni artistiche.

“In Italia la separazione è molto forte, un attore che prende un ruolo fisso in una serie così è difficile che lavori al cinema e viceversa. Come molto difficile dal teatro passare al cinema. In teatro ho lavorato con Neri Marcorè, quindi in qualche modo sempre legato al filone dell’ironia, che mi ha portato poi a La spiaggia dei gabbiani, dove c’è parecchio commedia. I miei riferimenti da bambino erano attori tipo Massimo Troisi e Robin Williams. Io interpreto uno stand up comedian italiano che cerca di avere successo e non ci riesce in nessun modo, offende Laura, offende i compagni di classe di una volta, è fuori luogo in tutto”.

Anche il personaggio di Vagnozzi nel film sembra essere modellato in parte su esperienze nella vita reale, in quanto lo stesso attore si cimenta spesso in stand up comedy.

“Lo stand up comedian lo faccio davvero, l’ho fatto in Italia, l’ultima volta a Roma alla Superficie live show, e l’ho fatto anche qua, in inglese. Sto portando in giro questi sketch dello psicologo che non vorresti mai incontrare. Metto insieme la mia vera professione, ma in senso ironico, ti faccio vedere lo psicologo che dà i consigli troppo schietti, che nessuno vorrebbe sentirsi dire. Questi sketch sono diventato uno spettacolo teatrale, Tutti bene ma non benissimo, che debutterà a fine gennaio ad Ancona. Ho preso degli estratti e gli ho testati qua, all’Hollywood Comedy Club e Comedy blvd. Il personaggio è molto immediato, è anche facile tradurlo, non sono concetti complessi anche linguisticamente. Io mi presentavo sul palco dicendo, sono uno psicologo italiano, non sono un attore. Non dici una menzogna, è vero. Giocando su questa cosa mi potevo permettere di comunicare come mi veniva e provarlo in un’altra lingua e vedere come cambia l’ironia del pubblico qua e, chissà che non possa portare lo spettacolo intero qua in futuro”.

E mentre Vagnozzi faceva il suo esordio comico davanti ad un pubblico americano, Fiori scopriva per caso di aver un film, New life, in concorso al Comedy Festival di Los Angeles. “Io mi sono trovata qui senza sapere di essere in concorso al Comedy festival. Se uno realizza prodotti di qualità ha la possibilità di esportarli in festival internazionali. Tu dirai coincidenza, io dico segnali positivi che incoraggiano ad andare avanti. New Life è un film a cui sono molto legata, è il mio esordio come protagonista in sala. Personaggio particolare che si chiama Susie, da cui ha preso nome il mio gatto, che ho trovato lì sul set. Dal set mi porto il gatto più che l’esperienza cinematografica.

Ho avuto la fortuna di trovare in questi ultimi tre progetti personaggi molto vicini a me, anche se devo dire mi piacerebbe interpretare qualcosa di completamente diverso, lontano da me, come una cattiva, un villain”.

Vagnozzi e Fiori stanno lavorando all’idea di un progetto audio visivo, di cui non possono spoilerare troppo, ma che dovrebbe vederli anche in veste di produttori. E questa esperienza americana potrebbe voler dire aver già posto il primo tassello. Aggiunge Vagnozzi “Abbiamo accolto l’America in tutti i sensi, speriamo che l’America ci voglia accogliere ancora in futuro”.

 

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