Venezia 70 – Night Moves: recensione film (concorso)

KELLY REICHARDT PRESENTA IL FILM PIU’ NOIOSO DELLA MOSTRA

E’ stato ufficialmente presentato in concorso il film più noioso della Mostra del Cinema di Venezia, nemmeno un film impegnativo della durata di tre ore come La Moglie del Poliziotto era riuscito nell’impresa di far addormentare il pubblico del Lido. Si chiama Night Moves ed è diretto dalla regista Kelly Reichardt con protagonisti l’ex enfant prodige Dakota Fanning, Peter Sarsgaard e Jesse Eisenberg, scrittore e attore sulla cresta dell’onda dopo il successo di The Social Network.
La pellicola è stata definita un eco thriller poiché tratta la vicenda di tre fervidi ambientalisti che si uniscono per realizzare la più grande protesta della loro vita: far esplodere una diga idroelettrica, simbolo dell’industria divoratrice di risorse ed energia che tanto detestano. L’esplosione causa accidentalmente la morte di un uomo mettendo in crisi le sicurezze ed il legame dei tre giovani.

Il film incede con un ritmo molto lento e fallisce miseramente l’intento di creare suspence fino al finale che risulta alquanto liberatorio dopo 120 interminabili minuti. L’obiettivo dichiarato dalla regista era quello di interrogarsi su quanto siano giuste o sbagliate delle azioni illegali compiute per un legittimo proposito. Eppure nonostante un finale emblematico e poco scontato, la polemica sul cosiddetto terrorismo ambientale rimane velata, superficiale e poco approfondita.

Le potenzialità dei tre attori protagonisti non vengono affatto sfruttate allorchè i personaggi che interpretano sembrano sempre titubanti e per niente fieri della causa che portano avanti. In particolar modo Eisenberg è intrappolato in ruolo davvero poco stimolante fino a sembrare acerbo e catatonico. Per di più i tre giovani non appaiono né agguerriti né pronti ad investire la loro vita per difendere la loro causa quanto piuttosto pronti a tutto pur di non assumersi le responsabilità dell’accaduto.

I pochi dialoghi e le continue inquadrature paesaggistiche non aiutano di certo a rendere il ritmo incalzante né tantomeno ad empatizzare con i personaggi. La loro emotività sembra paralizzata proprio come quella dello spettatore che assiste con distacco a tutta la vicenda. Nel finale la loro frustrazione e i loro sensi di colpa diventano anche i nostri per aver deciso di assistere ad un film pessimo come questo.

A cura di Rossella Maiuccaro

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