RIFF 2014 – Paradise Cruise: recensione film

LA GUERRA RACCONTATA COME UN FERMO IMMAGINE NELLA FOTOGRAFIA DI DUE OCCHI CHE RIFLETTONO LA MORTE

La memoria di un ricordo. Solo il ricordo di un ricordo. Due occhi. Fissi e stampati nella mente come una fotografia. Una diapositiva per non dimenticare. Un viaggio, Israele e qualche stella cucita su giacche verdi per ricordarsi di essere eroi. Soldati e morti in Patria. La vendetta, l’amore, la guerra, il ricordo, tutto racchiuso in due occhi freddi che sbiadiscono e restano fissi nella mente di chi li ha incrociati. Paradise Cruise scorre come un album di ricordi.

Tramite gli occhi dei soldati il regista Matan Guggenheim racconta la guerra e lo fa con l’espressione di chi ha toccato con mano, di chi ne è stato il portavoce e il braccio fedele. Dora decide di tornare in Israele , una jeep e una macchina fotografica sono i suoi unici compagni. Viaggia per cercare se stessa e quello che ha perso. Ricorda solo gli occhi di quell’uomo che fu testimone di vita e di morte. Li ricerca con disperazione fotografando ogni soldato, immortalandogli il viso e cercando di non far svanire un ricordo che lentamente si affievolisce . La sua vendetta, quella decisa da tempo, vacilla con l’arrivo di Yossi, un ex militare ribelle e misterioso. I due si innamorano stringendo il patto di non parlare mai del loro passato.

Ma il passato torna e sconvolge ogni cosa, l’odore di morte riporta alla memoria vecchie ferite e il viaggio continua come una rincorsa tra i due. La verità riemerge da quegli occhi fermi in una fotografia. Paradise Cruise è una lunga poesia, dura ad ogni verso e ammaliante ad ogni pausa. Gli spazi bianchi sono riempiti dall’amore che arriva nel vuoto della guerra. Il film, ben costruito e con una solida storia alle spalle, porta sullo schermo un tema terribilmente attuale, la guerra tra Israele e Palestina, i due estremi poli di un universo tanto piccolo che in questo caso si toccano e si allontanano senza lasciarsi del tutto. La guerra sgretola le pareti come un fiume in piena e la morte lascia gli occhi su foto di eroi e bandiere che coprono le bare.

Paradise Cruise è un estrema danza tra morte e vita, dove l’amore veste i corpi di luce e gli occhi brillano al sole. Una guerra di tutti che non risparmia nessuno. Con sguardo reale e freddo , a tratti disarmante, Matan Guggenheim racconta la morte con una storia che tocca l’anima in ogni punto. Un ricordo è solo la memoria di un ricordo. Uno sguardo come quello non si può dimenticare.

 

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