Oscar 2016: le nomination dei film d’animazione

ECCO I LUNGOMETRAGGI D’ANIMAZIONE CHE CONCORRONO PER L’OSCAR

L’annuncio tanto atteso finalmente ieri è arrivato: le nomination degli 88esimi Academy Awards sono state fatte e ora non bisogna far altro che attendere il prossimo 28 febbraio per seguire una gustosa serata all’insegna del premio più desiderato dai professionisti dello spettacolo. Tra i tanti nomi confermati e smentiti, parliamo della categoria Animated Feature Film in cui non sono mancate belle notizie e gradite sorprese.

Dopo la vittoria agli ultimi Golden Globe era assolutamente scontato trovare nella cinquina dei finalisti Inside Out di Pete Docter (più volte candidato e vincitore dell’Oscar). Il film Disney racconta le emozioni dell’undicenne Riley: dentro la sua testa e dietro ai pulsanti della console emozionale governa Gioia, si spazientisce Rabbia, si turba Paura, si immalinconisce Tristezza, arriccia il naso Disgusto. La vita di Riley cambia quando con i genitori si trasferisce a San Francisco. Adattarsi alla nuova vita non sarà affatto facile, e metterà a dura prova le sue emozioni. Tenerezza e risate si alternano in modo perfetto, attraverso trovate e scene geniali, già diventate indimenticabili. Inside Out è più di un film, è un viaggio che diverte e commuove, senza mai scendere nel negativo, ma mostrando sempre il lato positivo anche quando tutto sembra andare per il verso storto.

Meno atteso invece il titolo Il bambino che scoprì il mondo, prodotto in Brasile nel 2013 ma distribuito in Italia dalla Cineteca di Bologna solo lo scorso ottobre: è una delle sorprese più belle di queste nomination. Scritto, diretto, animato e montato da Alê Abreu, racconta la storia di un bambino che, cresciuto in campagna in mezzo alla natura, dove tutto è genuino e semplice, decide un giorno di seguire il padre partito alla ricerca di lavoro nella grande metropoli. Ha detto il regista: “Non ho cercato di disegnare per forza come i bambini, quello che volevo trovare era la stessa libertà che sperimentano i bambini quando disegnano”, e ha per questo utilizzato pastelli a olio, matite colorate, pennarelli, penne a sfera e collage. In questo film la fantasia si scontra con la realtà, analizzata da un punto di vista sociale, ambientale, lavorativo. Una lotta, però, in cui risiedono la sua potenza e un forte messaggio: la speranza non manca, e non dovrebbe mancare mai.

Presente anche l’oriente, che torna a concorrere agli Academy con l’ultima produzione firmata Studio Ghibli Quando c’era Marnie, di Hiromasa Yonebayashi. Anna è una timida e introversa ragazza di ha 12 anni, dal carattere schivo e dalla salute precaria. Il film racconta della sua estate passata da alcuni suoi parenti in un villaggio sul mare, dove conosce Marnie, la quale diventa la sua più grande amica, importante pedina per la comprensione del suo passato e l’accettazione del suo presente. Innovazione e tradizione si amalgamano in modo estremamente naturale, riuscendo a coniugare il carattere magico tanto caro al Maestro Hayao Miyazaki e uno stile grafico accattivante e aggraziato, senza dimenticare l’importanza delle emozioni e dei buoni sentimenti. Questo è il primo film interamente prodotto senza coinvolgere nel progetto né Miyazaki né Isao Takahata, e rappresenta una prova ben riuscita di Yonebayashi (al suo secondo lungometraggio).

Presentato in concorso agll’ultimo Festival di Venezia, e a breve in sala, è stato nominato anche l’innovativo Anomalisa di Charlie Kaufman e Duke Johnson. Dopo pochi minuti ci si dimentica di trovarsi davanti a un film d’animazione: entrano in scena routine, carriera, solitudine; di “magico” c’è poco, mentre la realtà la fa da padrona; la sceneggiatura è perfetta, i dialoghi sono ironici e dal carattere profondo, … tutto riesce a farti entrare nella storia, e a farti sentire come loro, come quei pupazzi protagonisti, ma più umani di molti uomini veri. Senza dimenticare la scena erotica in stop motion, la prima nella storia dell’animazione, forse, e sicuramente una delle più hot del cinema degli ultimi anni.

Infine Shaun, vita da pecora. Il film è tratto dall’omonima serie britannica ma dal successo internazionale, è diretto da Mark BurtonRichard Starzack e prodotto dallo studio Aardman, dallo stile inconfondibile. Quando Shaun non ne può più della noia della fattoria decide di prendersi un giorno di libertà e andare alla volta della grande città. Più facile a dirsi che a farsi: i guai iniziano con la sua fuga. Un film non dialogato che trova nella potenza delle immagine il suo maggior punto di forza e comunicazione: un linguaggio semplicemente universale.

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