Downsizing: recensione

LA COMMEDIA SATIRICA DOWNSIZING DI ALEXANDER PAYNE APRE LA 74ESIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL DI VENEZIA

downsizing posterGENERE: commedia, drammatico, sci-fi

DURATA: 135 minuti

USCITA AL CINEMA: 25 gennaio 2018

VOTO: 2,5/5

Negli ultimi anni i film d’apertura del Festival di Venezia hanno sempre puntato all’Oscar e agli altri riconoscimenti cinematografici più importanti. L’obiettivo sarà stato centrato anche stavolta? Il nuovo film di Alexander Payne, Downsizing, sulla carta ha tutti gli elementi per far parlare di sé.

Protagonista della commedia satirica è un convincente Matt Damon nel ruolo di Paul Safranek, un terapista occupazionale in un’azienda, che insieme alla moglie Audrey (Kristen Wiig) decide di ricorrere alla miniaturizzazione.

Nella realtà prospettata dal regista, infatti, alcuni scienziati norvegesi, dopo anni di esperimenti, sono riusciti a trovare un modo per contrastare quello che dalla loro prospettiva è il problema maggiore del nostro tempo, ovvero la sovrappopolazione, riducendo le dimensioni delle persone.

Nella città di “Leisurland” i rimpiccioliti posso condurre una vita da milionari, poiché pochi dollari sono sufficienti per soddisfare ogni loro desiderio materiale, come una parure di diamanti, acquistata per poco più di ottanta dollari.

“Chi sceglie la miniaturizzazione vuole salvare se stesso”, afferma in una delle prime scene un “mini” amico di Paul, interpretato da Jason Sudeikis. Fin dall’inizio, infatti, appare evidente quanto il bene comune sia l’ultimo dei pensieri dei protagonisti. La stessa Audrye finirà con l’essere egoista, lasciando il marito a vivere da solo questa nuova vita.

In parte pentito della sua decisione, incapace di trovare il proprio posto a Leisurland, Paul farà amicizia con il suo scatenato e festaiolo vicino di casa (Christoph Waltz), un uomo che si guadagna da vivere agendo ai limiti della legalità.

Sono proprio le scene fra i due personaggi a interrompere i vari momenti di noia che permeano la seconda parte del film, che risulta spesso troppo lento e poco incisivo.

Nonostante l’idea di Downsinzing sia interessante e richiami anche a tematiche attuali, come la divisione che viene a crearsi fra i “giganti”, le persone normali, e i “ridotti”, che secondo un barista dovrebbero avere meno diritti, poiché pagano meno tasse, il film non riesce a convincere fino in fondo, perdendo grinta proprio avvicinandosi alla conclusione.

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