Bangla : recensione

Bangla

LA COMMEDIA SENTIMENTALE BANGLA SULL’AMORE AI TEMPI DELLE SECONDE GENERAZIONI DELL’ ESORDIENTE PHAIM BUIYAN

GENERE: Commedia

DURATA: 86 minuti

USCITA IN SALA : 16 maggio 2019

VOTO : 4/ 5

50 per cento bangla, 50 per cento Italia e 100 per 100 Torpigna”. Si presenta così Phaim, il protagonista di Bangla, opera prima del regista e attore Phaim Bhuiyan, prodotto da Fandango e TimVision, in sala dal 16 maggio.

BanglaCommedia sull’amore al tempo delle seconde generazioni di stranieri in Italia, Bangla si ispira alla vita del regista. Siamo a Torpignattara, quartiere multietnico di Roma, dove Phaim, 22 anni, lavora come steward in un museo e suona con una band di coetanei ai matrimoni bengalesi. Durante le selezioni di un concorso musicale conosce Asia (Carlotta Antonelli), ragazza di Roma Nord, con i capelli blu, studentessa di statistica, papà chitarrista separato, mamma con nuova compagna.

Fra i due sboccia l’amore, quello a prima vista, che ti fa perdere la testa e il controllo. Trovare un equilibrio fra questo sentimento irrompente e le regole presenti nella famiglia musulmana non sarà facile. Niente alcool, niente carne di maiale e, possibilmente, niente relazioni miste. A rendere più complicata la situazione c’è, soprattutto, la castità prima del matrimonio. Riuscirà Phaim a far convivere il suo amore per Asia con i precetti dell’Islam, senza buttare tutto all’aria?

Sorprendente opera prima dell’italiano di seconda generazione Phaim Bhuiyan, nato e cresciuto a “Torpigna”, Bangla è una frizzante commedia che, con leggerezza e ironia, tratteggia le differenze culturali e i “tic” dei due giovani innamorati e delle loro rispettive culture. E’ una storia romantica e divertente, che gioca con ironia sui pregiudizi sullo sfondo del multietnico quartiere di TorPignattara, che fin dalle primissime scene conquista il suo ruolo da protagonista insieme ai personaggi. Un microcosmo in cui convivono moschee, negozietti sempre aperti (i “bangladini”) e  anziani che hanno vissuto la trasformazione del quartiere, street art e giovani hipster. 

La trama, i dialoghi e i personaggi funzionano molto bene. Lo spettatore si ritrova piacevolmente coinvolto in uno spaccato della vita quotidiana del giovane alle prese con l’amore. Ci sono battute spiritose, freddure e sfottò sulla contemporaneità (“suono una specie di etnotrap”) e rielaborazioni di stereotipi “italiani”, come il definirsi un po’ terrone per aver portato dei dolci al pranzo con i genitori di lei. Non mancano dei riferimenti alla politica italiana, come lo Ius Soli. Si tratta, però, di scene affiancate da momenti buffi, amplificati dall’uso del romanesco da parte del protagonista, che non dirottano il film verso altre tematiche.

Bangla

Numerosi i richiami al grande cinema presenti in quella che non sembra un’opera prima. Da Nanni MorettiEcce bombo e Caro diario) a Indovina chi viene a cena?, da Ovosodo Manhattan di Woody Allen.  La sicurezza dietro alla macchina da presa è testimoniata dalla scelta di adeguate riprese in soggettiva e dall’uso della voce fuori campo, nel ruolo della coscienza dello stesso Phaim.

Partendo proprio dalla sua vita, Phaim riesce, quindi, con il suo Bangla a raccontare con tono scanzonato e divertente le differenze fra cultura occidentale e orientale, fra ortodossia islamica e laicismo occidentale, in una società sempre soggetta a cambiamenti, senza doversi schierare da una parte o dall’altra. Il tutto è presentato con romanticismo e goliardia, tratti che hanno conquistato il pubblico di vari festival, fra i quali l’ IFF Rotterdam e il Bif&st  di Bari.

Pahim, con il suo amore improvviso e travolgente e i suoi dilemmi fra obblighi e desideri, ci porta, quindi, a riflettere, oltre che invitarci alla tolleranza e all’accettazione di chi è a tutti gli effetti italiano quanto noi.

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