À Plein Temps: recensione

PRESENTATO IN ANTEPRIMA NELLA SEZIONE ORIZZONTI DI VENEZIA 78 À PLEIN TEMPS, IL NUOVO LUNGOMETRAGGIO DIRETTO DA ÉRIC GRAVEL

A Plein TempsGENERE: drammatico

DURATA: 85 minuti

DATA D’USCITA: N/D

VOTO: 3/5

Il regista Éric Gravel (Crash Test Aglaé) porta nella sezione Orizzonti in concorso del Festival di Venezia il suo nuovo lungometraggio, À Plein Temps, il racconto frenetico di una donna alla ricerca di un futuro migliore per sé e per la sua famiglia.

Protagonista della pellicola è una bravissima Laure Calamy nel ruolo di Julie, una madre divorziata con due figli piccoli che, nonostante un master in economica, per sbarcare il lunario lavora come prima governante in un hotel cinque stelle di Parigi, dovendo occuparsi di coordinare le altre cameriere e di istruire una nuova assunta.

La sua vita sembrerebbe essere prossima a una svolta in seguito a una chiamata per un colloquio di lavoro, ma riuscire a presentarsi in tempo si rivelerà una vera e propria sfida a causa di uno sciopero nazionale dei trasporti, che minaccia di far sparire nel nulla ogni speranza di un futuro migliore.

Il montaggio di Mathilde Van De Moortel con il suo ritmo serrato è perfetto per fare sentire lo spettatore partecipe della pressione e del senso di isolamento subiti da Julie. Per cercare di far fede a tutti i suoi impegni la donna è costretta a chiedere a un’anziana signora di tenerle i figli, prova a contattare senza successo l’ex marito per farsi pagare gli alimenti e a supplicare persino una collega che detesta per un favore.

È il tempo infatti che non sembra mai sufficiente nella sua vita, quella di una qualsiasi donna del ceto medio che lavora a tempo pieno. Ed è proprio in questa lotta quotidiana in cui la maggioranza delle persone può rispecchiarsi che risiede la forza di À Plein Temps, un film che non può lasciare indifferenti. La pellicola sarà distribuita prossimamente al cinema in Italia da I Wonder Pictures con il titolo Full Time.

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