French connection: recensione film


IL RITORNO DEL POLAR SUL GRANDE SCHERMO FIRMATO JIMENEZ

StampaGENERE: thriller, polar

DURATA: 135 minuti

USCITA IN SALA: 26 marzo 2015

VOTO: 3,5 su 5

Anni Settanta, Marsiglia. La città francese è la capitale a livello mondiale del traffico di eroina. Pierre Michel è un giovane magistrato che non si lascia corrompere e che combatte strenuamente il crimine organizzato. Il suo campo è l’antidroga e il suo obiettivo il boss Gaëtan Zampa, capo indiscusso della French Connection, rete mafiosa che gestisce il business di eroina e la sua esportazione nel mondo. Zampa è un uomo carismatico che tiene al suo onore più che ad ogni altra cosa. I primi risultati positivi e l’ostinazione di Michel per l’inchiesta che dovrebbe portare all’arresto di Zampa mette in crisi il suo matrimonio, fino al tragico epilogo del 21 ottobre 1981.

Il polar, tipico degli anni Cinquanta/Settanta in Francia, torna a rivivere sul grande schermo con French connection. Prima di tutto una precisazione: che cosa è un polar? È un genere a cui si riconducono storie poliziesche e noir, due argomenti che in questo film si mescolano sapientemente. Il titolo del film, French connection, si riferisce alla mafia di Marsiglia, e la storia che il regista Cèdric Jimenez ci racconta è quella, vera, del magistrato Pierre Michel, conosciuto come il “Falcone francese”. Il regista è stato fin da piccolo a contatto con queste realtà di mafia, e con questo precisa storia in particolare, avendo vissuto a Marsiglia in quei tragici anni. In più suo padre aveva un ristorante frequentato da diversi mafiosi, e lì vicino si trovava il bar del fratello di Zampa.

I ricordi del regista si mescolano al fatto di cronaca, che a sua volta divide la scena con le vicende più intime dei due protagonisti. Michel è abilmente interpretato dal premio Oscar Jean Dujardin, che per la prima volta si mette alla prova con l’interpretazione di un personaggio realmente esistito. Da una parte c’è lui, il giudice incorrotto e senza possibilità alcuna che lo sia mai, impegnato anima e corpo nella lotta contro il crimine tanto da mettere in crisi la stabilità della sua famiglia. Dall’altra c’è il boss Zampa, uno dei gangster più famosi di Marsiglia, interpretato da Gilles Lellouche: un uomo freddo, temuto da tutti e che fa della paura degli altri la sua forza.

I due restituiscono in modo trasparente e diretto tensioni, paure, emozioni dei loro personaggi; uniti da una comune profonda debolezza che tengono ben nascosta agli altri, e da una forte determinazione nella riuscita dei propri scopi, fanno sentire costantemente presente la loro contrapposizione d’animo e vivo il reciproco astio, nonostante abbiano ben poche scene insieme.

L’ambiente e il mood marsigliese di quegli anni sono ricostruiti meticolosamente, in modo preciso e veritiero. French connection tiene col fiato sospeso, e fa sussultare quando meno te lo aspetti, tra scene d’azione e momenti più toccanti e intimistici, fornendo una versione contemporanea del tradizionale e tanto amato polar, stavolta scandito da una fantastica colonna sonora che tiene il ritmo della regia.

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