Non è un paese per giovani: recensione

LA RECENSIONE DI NON È UN PAESE PER GIOVANI DI GIOVANNI VERONESI E CON FILIPPO SCICCHITANO

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GENERE: drammatico

DURATA: 105 minuti

USCITA IN SALA: 23 marzo 2017

VOTO: 3,5 su 5

Non è un paese per giovani è la nuova pellicola di Giovanni Veronesi che racconta di un’Italia in cui non vi è spazio per i giovani. Questi ultimi infatti sono costretti a fuggire all’estero per realizzare i propri desideri e riuscire a trovare un lavoro che gli permetta di sopravvivere in completa autonomia.

Sandro (Filippo Scicchitano) ha poco più di vent’anni, è gentile, a volte insicuro e il suo sogno segreto è diventare uno scrittore. Luciano (Giovanni Anzaldo) invece è coraggioso e brillante, ma con un misterioso lato oscuro. S’incontrano tra i tavoli di un ristorante dove lavorano entrambi come camerieri. Come tanti loro coetanei, Sandro e Luciano sentono che la loro vita in Italia non ha alcuna prospettiva. Si scelgono istintivamente e decidono, presi da un’euforica incoscienza, di cercare un futuro per loro a Cuba, la nuova frontiera della speranza dove tutto può ancora accadere. Il progetto è quello di aprire un ristorante italiano che offra ai clienti il wi-fi – ancora raro sull’isola – grazie alle nuove ma limitate concessioni governative. Con Nora, la strana ragazza che li aspetta all’Avana come un destino, scopriranno che esiste anche un modo glorioso di perdersi, che darà un senso profondo all’incontro dei due giovani.

Quanti giovani sono tuttora alla ricerca di un lavoro? Quanti si rivolgono all’estero per ottenere una propria realizzazione personale? Quanti sono costretti a lasciare i propri cari? Molti. Il film infatti sottolinea il disagio che provano i ragazzi di oggi nel trovare il loro posto nel mondo, che li costringe a ricercare altre soluzioni. Ciò che colpisce sin da subito di Non è un paese per giovani è il rimarcare la grande quantità di persone che vivono questa condizione attraverso video da loro realizzati (guardano dritto nella telecamera) nei quali spiegano le motivazioni che li hanno portati ad abbandonare l’Italia.

Tralasciando la lentezza che caratterizza il ritmo della pellicola di Giovanni Veronesi, è bene dire che i primi piani dei personaggi coinvolti e le riprese a tutto campo delle ambientazioni contribuiscono alla riuscita del progetto, insieme a una colonna sonora capace di seguire in tutto e per tutto il susseguirsi di scene e le situazioni che si presentano in esse. Non mancano però momenti drammatici e di grande intensità, alcune delle quali volte ad una profonda riflessione: se da una parte qualcuno riesce a farcela in un mondo pieno di insidie, dove non sempre è facile gestire il cambiamento e i problemi che potrebbero scaturire nel tempo, dall’altro c’è chi si lascia travolgere dagli eventi, mettendo anche a rischio la propria vita.

Molto espressivi sono i due protagonisti: Filippo Scicchitano (Sandro) e Giovanni Anzaldo (Luciano). I due hanno dimostrato quello che già sapevamo: la loro bravura nel destreggiarsi tra i diversi ruoli a loro affidati. C’è da mettere in evidenza però l’interpretazione di Giovanni Anzaldo il quale è risultato il più credibile. L’attore è stato in grado di mostrare – attraverso una forza espressiva invidiabile – il cambiamento del suo personaggio nel corso del film. A rendere Non è un paese per giovani anche divertente è soprattutto Nino Frassica, che ha dato vita ad alcune delle scene più esilaranti, nonostante abbia una piccolissima parte nel progetto (un grande peccato, visto le risate che ha fatto fare alla critica presente in sala). Anche Sergio Rubini non delude affatto, anche se avrebbe meritato un ruolo più incisivo, mentre Sara Serraiocco ha dato l’impressione di essere un po’ troppo sopra le righe.

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