GARRONE E IL FANTASY, NATURALE EVOLUZIONE DEL SUO LAVORO
DURATA: 125 minuti
DATA USCITA: 14 maggio 2015
VOTO: 4 su 5
Scrivono di un’accoglienza “tiepida” a Cannes, nei confronti de Il racconto dei racconti, uno dei tre italiani in concorso al Festival. Eppure la stampa straniera ha usato parole di elogio per il film e per il regista Matteo Garrone. Tiepida per i pochi applausi alla proiezione stampa? Può essere. Anche l’anteprima romana ha avuto come caratteristica la mancanza di applausi, ma poi i commenti dei più erano entusiasti.
Perché? Perché quando il film termina si rimane per un po’ dentro quelle storie, perché forse chi conosce il lavoro di Garrone non sapeva bene cosa aspettarsi da questa insolita scelta del genere fantasy. Perché le immagini ti riempiono gli occhi, la musica di Alexander Desplat, mai invadente, ti trasporta in una specie di ipnosi, la fotografia di Peter Suschitzky è evocativa. Perché non sai se tutto ciò ti è piaciuto troppo e qualcosa ti sfugge, perché ci sono tante cose: le star, i costumi meravigliosi (di Massimo Cantini Parrini), le ambientazioni reali che sembrano fiabesche ricostruite (scenografie di Dimitri Capuani), effetti speciali, animali fantastici e figure orripilanti, amore ed odio, solitudine ed egoismo, eros e mito. C’è tutto in questa opera di Garrone, uno dei nostri registi giustamente più amati e apprezzati anche a livello internazionale. Tratto dalla raccolta Il cunto de li cunti di Giambattista Basile (1636), mette in scena tre storie che si sfiorano e vanno ad indagare i lati più oscuri dell’animo umano.
Da Basile Garrone prende l’ispirazione popolare, fisica e sanguigna. “Quando ho letto Basile mi ha colpito moltissimo la sua modernità, originalità, ricchezza visiva, i suoi personaggi pazzeschi. L’ho sentito subito estremamente familiare e così mi sono messo in questo guaio” ha raccontato con un pizzico di ironia il regista, spiegando che scegliere di fare fantasy in Italia è una scelta masochistica, ma che in questo caso è stata la naturale evoluzione del suo percorso artistico.
Se pensiamo infatti a L’imbalsamatore c’è già il grottesco (poteva essere, quella storia di cronaca nera, un racconto di Basile), l’ossessione fisica è in Primo Amore, la violenza senza limiti in Gomorra, e qualcosa di fortemente fiabesco seppur nei toni del kitch assoluto c’è in Reality. Garrone approda quindi al fantasy con grande consapevolezza e forte del suo talento pittorico. Quasi ogni inquadratura appare come un quadro, dai colori forti, con segni che arrivano da mondi lontani.
I volti e le interpretazioni di Salma Hayek, Johnn C.Reilly, Vincent Cassel e Toby Jones rendono il fantasy di alto livello, ma quello che colpisce di più è come Matteo Garrone sia riuscito a farci sfogliare le pagine di un libro illustrato, in cui mentre leggi accarezzi la pagina e resti un po’ intontito da quello che hai appena letto. Fare un film così diverso dai suoi precedenti è una scommessa, una sfida, un’ambizione di arrivare al grande pubblico con il cinema d’autore. E al di là dell’esito del Festival di Cannes, Il Racconto dei Racconti merita sicuramente successo di botteghino.