La tartaruga rossa: recensione

LO STUDIO GHIBLI PRODUCE UN’OPERA SEMPLICE E POETICA: LA TARTARUGA ROSSA DI MICHAEL DUDOK DE WIT

la tartaruga rossa locandina

GENERE: animazione

DURATA: 80 minuti

USCITA IN SALA: 27, 28 e 29 marzo 2017

VOTO: 3,5 su 5

Un naufrago su un’isola deserta prova più volte a salpare con la sua zattera, ma una strana forza lo spinge sempre a tornare a terra.

Ci chiediamo spesso: cosa porteremmo con noi su un’isola deserta? Eppure quasi mai ci fermiamo a pensare a come potrebbe essere la nostra vita se fossimo dei naufraghi senza niente con noi. Il protagonista del film La tartaruga rossa non ha nulla di materiale con sé della nostra civiltà, eppure nel paradiso terrestre in cui è costretto a vivere, dove tutto gli manca, arriva ad avere l’unica cosa di cui veramente non possiamo fare a meno: la compagnia di un nostro simile.

L’uomo, del quale non conosciamo neanche il nome, non è infatti solo. Quella straordinaria e misteriosa forza che lo costringe a rimanere a terra è una tartaruga che nella sua metamorfosi diventa sua compagna di vita, e dal loro legame nasce un bambino. Ogni stadio dell’esistenza prende forma: vita, crescita e morte, passando anche per l’adolescenza e il distacco dei figli dai genitori.

Il tema della famiglia diventa centrale tanto quanto quello ambientale. Perché se da una parte abbiamo la rappresentazione familiare tipica anche se in un luogo atipico, dall’altra è proprio l’ambiente a essere protagonista, con le sue estese spiagge bianche, il mare cristallino, i granchi che giocano sulla riva, il bambù altissimo e anche loro, le tartarughe.

E infatti ne La tartaruga rossa non si parla (in tutto il film vengono emessi circa una decina di suoni) perché non ce n’è bisogno: bastano le immagini, la gestualità dei personaggi, la luce delle scene e la musica di Laurent Perez Del Mar, degna sostituta delle parole. Un mix di elementi che creano poesia, in un lungometraggio che diventa metafora dell’esistenza umana e del puro rapporto uomo-natura. Un rapporto che si basa soprattutto sul rispetto: la coppia vive in simbiosi con l’ambiente al punto di non costruire nemmeno un riparo, ma di dormire distesa a terra sotto l’infinito cielo stellato.

L’uomo, abbronzato e barbuto, la donna, dalla folta chioma rossa, e il figliolo conducono una vita tranquilla e semplice, e non necessitano di nulla se non l’uno dell’altro, soprattutto nel momento di maggior bisogno, ossia quando uno tsunami stravolge il loro habitat, mettendoli di fronte all’immensità della natura e alla loro infinita piccolezza.

Il film, presentato a Cannes e alla Festa del cinema di Roma e in corsa agli Oscar, diretto da Michael Dudok de Wit e co-prodotto dalla Studio Ghibli, è animato in digitale e a mano. La tartaruga rossa è qualcosa che fa bene agli occhi e al cuore, assolutamente particolare e unico, poetico e dal messaggio universale: rispettiamo quello che abbiamo e ammiriamone l’incredibile bellezza.

 

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