Oscar 2016: i corti animati candidati

TECNICHE E STORIE DEI 5 CORTI ANIMATI DEGLI OSCAR 2016

Dopo aver visto i candidati a Miglior film d’animazione di questi Oscar 2016, diamo un’occhiata all’altra categoria tutta animata, quella del Miglior Cortometraggio. Lo scorso anno ha avuto la meglio Wilson, il corto animato firmato Disney conosciuto per essere stato l’apertura del film (poi anch’esso premiato) Big Hero 6, tra altre 4 proposte che per tematiche e tecniche erano varie e tutte diverse tra di loro. I titoli di quest’anno non sono da meno. Vediamoli nel dettaglio.

Bear Story è un corto cileno del 2014 diretto da Gabriel Osorio. Il film racconta di un vecchio orso che ogni giorno si reca in strada con un diorama da lui costruito per mostrarlo ai passanti in cambio di una moneta. Quella che si vede all’interno del marchingegno meccanico è la vita di un orso da circo e del suo desiderio di ritrovare la libertà. La vicenda raccontata da Osorio è direttamente ispirata ai fatti vissuti da suo nonno, che durante la presa del potere di Pinochet fu arrestato e imprigionato per due anni, e infine costretto all’esilio in Inghilterra lontano dalla sua famiglia. Un omaggio a questa figura e alla sua assenza, che ha segnato l’infanzia di Osorio. Tecnicamente gli stili utilizzati sono due ben distinti, per sottolineare la differenza tra le storie dentro e fuori la scatola meccanica.

We can’t live without cosmos, del regista e animatore Konstantin Bronzit, è un corto russo sulla vita di due giovani aspiranti astronauti. Due amici che fin dall’infanzia hanno condiviso lo stesso sogno e ora si ritrovano ad affrontare le difficoltà delle dure prove a cui sono sottoposti per essere i migliori della loro classe e avere il privilegio di partire insieme per lo spazio. Temi complicati come il dolore, il sacrificio, l’amicizia e la solitudine sono raccontati attraverso un tratto semplice e quasi giocoso. Bronzit è alla sua seconda candidatura agli Oscar.

Prologue, cortometraggio di nazionalità inglese, nasce dal talento di Richard Williams, animatore che vanta ormai quattro candidature agli Oscar e tre statuette vinte, diventato famoso con Chi ha incastrato Roger Rabbit?. 2400 anni fa, guerra tra Sparta e Atene: questa è l’ambientazione della sua storia, che racconta un momento di lotta cruenta fra alcuni soldati di fazioni opposte, a cui assiste terrorizzata una bambina. Lo stesso Williams ha disegnato a mano su carta ogni inquadratura, poi lavorata con le tecnologie più avanzate.

Infine ecco due titoli americani. Il primo è World of tomorrow, un corto che nella tecnica ricorda un po’ il lungometraggio d’animazione candidato Il bambino che scoprì il mondo, in quanto riproduce lo stile infantile del disegno, con le sue linee nette ed elementari, ma qui è arricchito da alcun dettagli propri della tecnologia digitale funzionali alla storia. Perché il regista e animatore Don Hertzfeldt ci racconta il viaggio di una bambina e del suo accompagnatore nel futuro, per conoscere cosa il destino riserverà all’umanità. Una storia, insomma, a metà fra il fantascientifico e l’onirico.

Il secondo americano e ultimo candidato è Sanjay’s super team di Sanjay Patel, prodotto da quella casa che non può mancare, la Disney Pixar. Il corto ci racconta del complicato rapporto che si instaura tra diverse generazioni quando gli interessi iniziano a non combaciare più, in particolar modo se i cartoni e i video giochi amanti dai giovani si scontrano con le tradizioni e la cultura dei loro genitori. Nel film compaiono diverse divinità vediche, che investite di una nuovo ruolo, riusciranno a creare un punto d’incontro tra padre e figlio. Questo è anche il favorito secondo i bookmakers, ma a noi non resta che aspettare la notte del 28 febbraio per scoprire se i pronostici colpiranno nel segno.

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