10 Cloverfield Lane sfida Van Sant

10 CLOVERFIELD LANE, LA FORESTA DEI SOGNI E SOLE ALTO SONO I NOSTRI CONSIGLI DOC DELLA SETTIMANA AL CINEMA

Se avevate un tremendo bisogno di fantascienza è ora di tornare al cinema e di corsa. Perchè l’armata JJ Abrams e Matt Reeves produce il seguito di Cloverfield, affidando la regia del sequel a Dan Trachtenberg e il risultato, più umano che extraterrestre, funziona eccome. Dalla claustrofobia al senso di apertura al mondo, questo il rimedio olistico di Gus Van Sant ai mali di coppia, così come il “balletto” balcanico di Dalibor Matanic racconta l’amore tra due giovani su tre episodi distinti ma fortemente correlati.

Questi i Consigli DOC di Film 4 Life:

10 CLOVERFIELD LANE

10 Cloverfiel Lane è cinema allo stato puro, dall’uso magistrale degli “effettacci sonori”, nella loro accezione più positiva (per cui consigliamo di vederlo in sala o, al massimo, di munirsi di cuffie durante la visione), dal montaggio funzionalmente rigoroso e asfissiante; dalla location claustrofobica, tra la  botola di Lost, per rimanere in tema, all’arredamento della dimora di V diV per Vendetta, ad una sceneggiatura a volte prevedibile a volte sorprendente, ma sempre attenta e fluida.

SOLE ALTO

I personaggi dei diversi episodi di Sole alto non hanno legami tra di loro, ma l’idea di farli interpretare dagli stessi attori segna una continuità che si lega alla volontà di trasmettere un messaggio positivo: lasciare da parte pregiudizi e inutili avversità, per far tornare “il sole a splendere alto”. In virtù di questo messaggio il film è il prodotto della cooperazione tra Serbia, Crozia e Slovenia, e ha colpito la giuria di Cannes nel 2015 tanto da aggiudicarsi il premio della Giuria nella sezione Un Certain Regard.

 

LA FORESTA DEI SOGNI

Quella che si crea con il film La foresta dei sogni è sì un’opera che cerca di indagare il dolore e il pentimento, l’amore e la redenzione, ma lo fa sorvolando rasoterra questi temi in cui dovrebbe invece immergersi, forse distratta da un dramma davvero troppo borghese per il cinema di Van Sant, che qui sembra aver perso il proprio tocco poetico nell’affrontare il tema della morte a cui i suoi titoli sono solitamente molto legati. Ed è allora che la foresta della rinascita si trasforma in una stanza chiusa, dove la riflessione sull’uomo e sulla sua fine sembra un ospite sgradito e, dunque, da bandire.

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